A far capolino nei testi socratici ritorna sempre, come figura di demone mediatore,
Eros , identificato con quella forza demonica che consente all’uomo di elevarsi verso il sovrasensibile.
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Kylix 510-500 a.C. (-Museo Archeologico Nazionale di Firenze-) |
Eros deve la sua natura intermedia ai suoi natali: egli è infatti
figlio di Poros, ossia il dio dell’espediente e della capacità di
acquisire, figlio di Metis, dea della perspicacia; e di Penia, dea della
mancanza e della povertà. Eros trasse i caratteri della madre e del
padre mediati in modo sintetico e poiché fu concepito durante la festa
di Afrodite, divenne suo seguace e ministro. Ecco come Platone descrive
le caratteristiche di Eros desunte dai suoi genitori: “Dunque in quanto
Eros è figlio di Penia e di Poros, gli è toccato un destino di questo
tipo. Prima di tutto è povero sempre ed è tutt’altro che bello e
delicato, come ritengono i più. Invece, è duro e ispido, scalzo e senza
casa, si sdraia sempre per terra senza coperte, e dorme all’aperto
davanti alle porte o in mezzo alla strada, e, perché ha natura della
madre, è sempre accompagnato con povertà. Per ciò che riceve dal padre,
invece, egli è insidiatore dei belli e dei buoni, è coraggioso, audace,
impetuoso, straordinario cacciatore, intento sempre a tramare intrighi,
appassionato di saggezza, pieno di risorse, filosofo ricercatore di
sapienza per tutta la vita, straordinario incantatore, preparatre di
filtri, sofista. E per sua natura non è né mortale né immortale ma, in
uno stesso giorno, talora fiorisce e vive, quando riesce eni suoi
espedienti, talora, invece, muore, ma poi torna in vita, a causa della
natura del padre. E ciò che si procura gli sfugge sempre di mano, sicchè
Eros non è mai né povero di risorse, né ricco”.
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Correggio 1527-28, EDUCAZIONE DI CUPIDO (National Gallery, London) - particolare.
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Nel discorso tenuto da Socrate nel Simposio, Eros viene descritto
come un essere «intermedio» tra brutto e bello, fra cattivo e buono,
perché è sempre alla ricerca del bello e del buono, essendone mancante.
Il termine “intermedio”, che viene utilizzato per spiegare la natura dei
demoni in generale, e di Eros in particolare, indica ciò che sta a
mezzo fra due opposti: infatti, ciò che è intermedio, pur non essendo
negativo, non è neppure positivo, in quanto include in sé negativo e
positivo, anche se è più vicino al positivo che al negativo. Però Eros è
ancora di più: oltre che “intermedio”, è anche mediatore: è forza
propulsiva che collega gli opposti e porta sempre più vicino al termine
positivo. La tesi secondo cui Eros implica mancanza di cose belle e
buone e ha desiderio di esse proprio perché ne sente il bisogno,
comporta, come conseguenza, che non sia nemmeno un dio, perché un dio è
partecipe delle cose belle e buone in senso totale.
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Quadro intero |
Se non è un dio, non
può quindi neppure essere immortale. Per spiegare la sua condizione tra
mortalità e immortalità, Diotima, sempre nel Simposio, ricorre
anch’egli al concetto di “intermedio” :
« Eros è un gran Dèmone, o Socrate: infatti tutto ciò che è demonico è intermedio fra Dio e mortale.
» (Platone,
Simposio 202, D-E)
Ma, come abbiamo spiegato, il suo potere, è soprattutto quello di
essere mediatore fra ciò che è divino e ciò che è umano: “Ha il potere
di interpretare e di portare agli Dèi le cose che vengono dagli uomini e
agli uomini le cose che vengono dagli Dèi: degli uomini le preghiere e i
sacrifici, degli Dèi, invece, i comandi e le ricompense dei sacrifici. E
stando in mezzo fra gli uni e gli altri, opera un completamento, in
modo che il tutto sia ben collegato con sé medesimo. Per opera sua ha
luogo tutta la mantica e altresì l’arte sacerdotale che riguarda i
sacrifici e le iniziazioni e gli incantesimi e tutta quanta la
divinazione e la magia. Un dio non si mescola all’uomo, ma per opera di
questo dèmone, gli dei hanno ogni relazione e ogni colloquio con gli
uomini, sia quando vegliano, sia quando dormono. E chi è sapiente in
queste cose è uomo demonico; chi invece, è sapiente in altre cose, in
arti e mestieri, è uomo volgare.”
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Bisogna innanzitutto ricordare come la differenza tra dèi e dèmoni
consiste nel fatto che il dio manifesta la totalità del mondo, ossia
l’intero dell’essere, in quella particolare dimensione che gli è
propria; il dèmone, invece, ha una potenza circoscritta a un ambito
specifico particolare. Ma per quanto riguarda Eros, non è così scontato
ricorrere a questo tipo di distinzione: infatti, Eros ha una dimensione
che riguarda la totalità dell’essere. La sua differenziazione dagli dèi,
si può spiegare facendo riferimento al termine intermedio che implica
in Platone, una distinzione di gradi differenziati dell’essere: Eros si
presenta quindi come essere intermedio tra l’essere eterno del mondo
ideale e l’essere in divenire del mondo sensibile. Queste due sfere, che
Platone aveva profondamente separato nella sua filosofia, allontanando
del tutto gli dei dall’uomo, trovano il loro punto di contatto
attraverso la teoria dell’Amore. Come scrive Krüger: “Se non c’è un
amore di Dio verso gli uomini, che è la grazia, il quale supera il
baratro che li separa, allora solo la potenza di un desiderio autonomo,
l’amore demonico dell’uomo, che lo spinge, insoddisfatto, al di là di
ogni cosa mondana, può condurre a Dio, o quanto meno, può voler
condurre. In luogo di Cristo sta, nel «mistero» della filosofia
platonica, il mediatore Eros, e questa è la dottrina propriamente
«teologica» di Diotima.”
Proprio la natura “intermedia” di Eros comporta la sua
identificazione con il Filosofo. Gli dèi sono già sapienti, e in quanto
tali non possono avere desideri di sapienza perché la posseggono per
intero, e quindi non fanno Filosofia che è appunto ricerca incessante di
sapienza. Ma neppure gli ignoranti fanno Filosofia, in quanto non hann
sapienza, ma sono convinti di averla, quindi sono convinti di non averne
bisogno, e, di conseguenza, non hanno alcun desiderio di ciò di cui
credono di non aver bisogno. Pertanto, filosofo è chi sta in mezzo fra
sapienza e ignoranza e tale è appunto Eros stesso. Scrive Platone: “
Infatti la sapienza è una delle cose più belle e Eros è amore per il
bello: per ciò è necessario che Eros sia Filosofo, e, in quanto
filosofo, che sia intermedio tra sapiente e ignorante. E causa di questo
è la sua nascita: infatti, ha il padre sapiente pieno di risorse, e la
madre non sapiente e priva di risorse”. Questa descrizione di Eros serve
anche a comprendere la sua identificazione con Socrate quale perfetto
uomo erotico.
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Come scrive Krüger nel saggio Ragione e passione: “La
filosofia è un «mistero», perché è un amore puro, appassionato. E
quest’amore è il desiderio, inappagabile nel mondo, della sapienza quale
può possedere solo un essere divino; e viceversa: Filosofia è l’essere
afferrato dalla potenza demonica di un tale amore, non il sapere
banausico di un razionale dominio del mondo, ma l’inquietudine di ciò
che è lontano, per l’essere che è veramente divino, che solo è sapiente.
Come l’Eros in generale, in quanto potenza indigente è simile all’uomo,
così anche in quanto dèmone filosofico è simile all’uomo filosofico: si
è sempre osservato che la descrizione fisica di Eros scalzo ricorda la
figura di Socrate. È l’Eros, tuttavia, la potenza da cui dipende la
natura indigente dell’uomo. Non possiamo quindi comprendere Eros
solamente come una raffigurazione di Socrate, ma dobbiamo, al contrario,
comprendere Socrate, in quanto uomo dèmonico secondo l’immagine di
Eros.”