mercoledì 27 febbraio 2013
Piatti sporchi e fruste.
Ieri sera...una piacevole sessione di frusta (per la Padrona).
Un'apprezzata sessione di frusta. (Quirt e altro, in questo caso).
Una sessione "ristoratrice", che la Padrona ha "regalato" allo schiavo, dopo le fatiche della serata.
Le "fatiche" della Signora, che quelle dello schiavo non hanno neanche la dignità di essere richiamate.
(E qui si parla davvero, non in maniera ampollosa. Ma sostanziale).
Ci sono delle regole nella schiavitù, che vanno seguite: regole sostanziali, basilari. Dal linguaggio alla descrizione delle cose, alla loro storia iscritta, depositata e tramandata, come alla loro visione e considerazione. Per instillare (quotidianamente, costantemente) un "giusto pensare", una giusta visione, prospettiva. Punto di vista. Non si può ripensare (o ridiscutere) all'infinito se "è giusto avere uno schiavo o no..", e altre simili, inutili, e deformi (o "inquinanti.." ) questioni o quesiti: la questione si risolve, come diceva qualcuno, nell'avere uno schiavo, e dopo il problema non si pone.
Si tratta poi di dare corpo a questa cosa, e nell'evitare ogni possibile fonte di inquinamento o di confusione. ANCHE con i termini e le parole. Le fatiche dello schiavo semplicemente non esistono, neanche dal punto di vista lessicale. Sono DOVERI.
Le "fatiche" (piacevoli o no, a volte gradevoli a volte meno) sono della Signora.
Che ieri sera si è RISTORATA, dalle fatiche della sera.
Ieri mattina lo schiavo ha schieggiato un piatto della Padrona, lavandoli.
Non è stato appropriatamente punito. Adeguatamente punito. La Signora avrà avuto altro da fare.
(O applica il metodo montessori.)
la prossima volta ne scheggerà due, e così andremo avanti sempre verso il meglio. O dovrà auto-governarsi sulle scheggiature dei piatti. E del vasellame.
Al di là di questo, riponendoli poi nella credenza ha scoperto che ce n'è un'altro o due ugualmente scheggiati. Ora, al di là della sfortunata qualità dei piatti che questa volta ha acquistato la Signora (ed è cosa che va da sè ed ampiamente dibattuta), scomodi, fuori misura (evidentemente fragili, hanno uno spigolo vivo) econ la caratteristica di essere "adesivi" per il cibo (o gli avanzi) che vi rimangono depositati sopra, gli ha fatto scaturire delle osservazioni, che poi han seguito il filo maestro della "lavatura di piatti", suo compito quotidiano.
Innanzitutto, l'occasione è stata data dal fatto che quei piatti si dimostrano scivolosi.
E scivolano (di più) perchè lo schiavo usa i guanti, come vuole la Padrona.
Lo schiavo non è abituato ad "usare i guanti", neanche quando spacca le pietre, con le mani.
Della vecchia scuola, gli ha sempre fatto "poco virile". Ora sta imparando, ad essere più "gentile" (deve imparare), accorto, sollecito, cortese. Ed anche i guanti possono essere (un punto, un millimetro...) di passaggio.
Per cui sta dedicando (deve dedicarsi): sta imparando. Ma i guanti sono diversi: falsano il tatto.
E quindi deve mettere attenzione a percepire le cose con i guanti, pena lo sfasciare tutte le stoviglie alla Signora.
Il fatto che stia imparando non significa che non debba essere punito (anzi, certa scuola dice il contrario. cioè deve essere PIU' punito, per imparare. velocemente).
Ma restiamo ai guanti, ed alla loro diversità: innovazione e diversità.
Allo schiavo in realtà piacciono i guanti. Ha cercato di capire perchè.
(al di là del rompere più facilmente i piatti, e che questo lo porrà nelle condizioni di peggiori punizioni, cosa che non lo entusiasma affatto).
Innanzitutto è il latex, cosa che salta agli occhi al primo acchito. Perchè quelli che usa lui sono abbastanza (giustamente?) stretti, cioè aderenti. A differenza di quelli di cavatore, delle alpi apuane. Difatti là sono tutti anarchici: sarà per quello.
E c'è un piacere (lubrico), che rende entusiasmante lavare i piatti.
Ma non è solo per quello, perchè quello è fisico, immediato.
C'è un altro piacere... narcisistico, interiore. Forse narcisistico non è la parola adatta; viscerale.
Un... compiacimento.. viscerale, ecco.
Perchè... avviene?
perchè, uno, nelle immagini (che lo schiavo ha in mente, non sa se condivise da altri), l'uomo che lava i piatti... (di solito in camicia e cravatta.. fa ridere di più,) non usa i guanti. Uno perchè non è abituato (e non si rovina lo smalto delle unghie) a farlo sempre, due perchè fa un po' intellettuale, vagamente di sinistra, che lava i piatti "come se fosse normale", per par condicio femminista, e lo fa allegramente, finita la cena. Con gli amici al tavolo che si bevono le grappe, in maniera conviviale.
Il forno poi non si sa chi lo lava.
Una maniera "ottimista e di sinistra". Mentre i guantazzi in gomma fanno tanto donna delle pulizie, massaia. Un ruolo, una posizione incredibilmente più bassa dell' "intelletuale di sinistra".
La donna delle pulizie (adesso chiamata "signora") non si siede a bere la grappa al tavolo con gli amici. La signora delle pulizie è la donna delle pulizie, la sguattera... con nuovo nome.
Persona molto più umile, nella fotografia e nella scala sociale.
I guanti sono anche della massaia sciatta e trasandata che apre la porta di casa come fosse la porta del mondo, con il secchio ancora in manoe la vestaglia (o il grembiale) addosso. Solo le pin-up tengono i guanti per 10 nanosecondi nel film, le massaie per tutta la mattina.
Mettere i guanti... fa più donna delle pulizie/massaia che jean-Paul Sartre (con tanto di pipa) non c'è dubbio alcuno. Lo schiavo lo trova molto più consono (e rappresentativo) del proprio rapporto con la Signora (che cura le SUE unghie ); più vero.
Lo rendono più umile, i guanti, ai suoi occhi e davanti a quelli della Signora. la quale giustamente non li usa... come Padrona.
E dà ordini alle donne delle pulizie, alla "servitù". La quale non si presenta certamente in tacchi a spillo, e abiti da gran sera.
E lo schiavo scopre di desiderare d'essere, immaginarsi d'essere... la domestica, la donna delle pulizie, massaia... della Signora. E qui il problema è lessicale. cioè, lo schiavo non è che voglia assumere le parvenze dell'altro sesso, cosa improponibile materialmente (se non.. forse.. come umiliazione e caricatura) ma perchè in italiano (come in inglese, come in cinese, come in tutte le lingue forse al mondo): non è declinabile "il massaio". E "domestico" è diverso da "domestica". Il domestico non lava i piatti ed è in livrea. Magari serve in tavola ai padroni ma non... sta in cucina a lavare dalle pantole i fondi di cottura che ha lasciato la cuoca. Il domestico... è già un po' più signorile della domestica, che è anche proletaria e popolare. La domestica ce l'hanno tutti, anche l'impiegato municipale, il domestico è un attimo più su, nella scala sociale.
Per cui "massaia e domestica", per lo schiavo, nel servire la Signora, anche se non si può dire. pronunciare. perchè fa ridere.
Ma i guanti fanno l'umiltà del servizio che lui crede di dover fare, del ruolo (di una parte dei ruoli: l'altro è da schiavo. Un altro (minori questi) potrebbe essere da animale da compagnia, cane scaldapiedi, scendiletto, paziente da visitare, eretico da torturare... a discrezione della Signora. dei Suoi giochi) che ha, nei confronti della Signora. Che non è solo lavare i piatti (pavimenti, ecc) ma essere il più umile domestico, per Lei; quello che è chiamato continuamente ai compiti più umili (oltre a TUTTi quelli necessari) mentre Lei può dedicarsi così a vivere "da Regina" (ed applicarsi a vivere.. DA PADRONA), guardando "allo schiavo" (cioè percependo lo schiavo) proprio come a un suo domestico, più che l'altro (o l'unico) coabitante, della casa. Che poi va a finirla, appunto, che lo schiavo è anche l'"unico altro abitante della casa".
I guanti, in questo, possono aiutare a marcare la differenza, come tutte le altre cose.
Diventano "anche" mediatore culturale. Oltre ad essere in latex, ed a salvare le mani dello schiavo.
"Domestico e "domestica", della Signora.
Anche. Oltre che SCHIAVo, in senso sado-masochistico. Cioè persona da torturare.
Da dominare, da punire. Da addestrare, alla schiavitù più reale e più totale. PER (e con..) il Proprio PIACERE.
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