sabato 28 aprile 2012

Ieri sera













forse sono della vecchia scuola (pensavo ieri sera), " old fashion " dice la mia amica schiava, statunitense,
perchè penso che uno schiavo deva essere trattato da schiavo, veramente.

Mi stavo facendo da cena, mentre la Padrona era fuori, e consideravo il genere, il tipo di pietanze.
Secondo me è giusto che uno schiavo mangi avanzi.
Ma proprio serenamente e senza tanti pensieri complicati.
Mi sembra insensato, fuorviante che mangi leccornie... che ne so.. che si strafoghi di manicaretti.
Quando è da solo ad esempio, che si conceda poltrone e prelibatezze.
Ma pulisca il frigo, delle cose stantie o abbandonate. Utilizzi le verdure più stanche, i formati di pasta che non vengoo usati.
Pulisca la dispensa PER la PADRONA.

Io credo che uno schiavo vada trattato veramente da schiavo, e non qualche volta, o a tratti, in maniera "esemplare". Cioè non servono gli esempi (se non in misura significativa o eccezionale) ma la continuità della PRATICA, e la sostanza. Cioè uno è schiavo quando è trattato sempre, e in tutto, da schiavo, non qualche volta, o in qualcosa, o una volta tanto.
Non per modalità esemplificativa.
"Ti faccio pulire con la lingua una volta per terra, così poi sai che così potresti essere -o "sei"- perchè te l'ho dimostrato". Oppure in maniera simbolica.
O normale con "simboli" da schiavo.

Credo che le umiliazioni debbano esere VERE umiliazioni, e non simboliche, le punizioni VERE punizioni, le frustate VERE frustate.
Il lavoro, la servitù, il disprezzo per il suo tempo libero (le serate "libere" o l'osteria) reale disprezzo della sua possibile (o teorica) libertà, la negazione di questa: senza compensazioni. appunto perchè non simbolica. "Ti ho fatto stare a casa questo fine settimana, e pulire i lampadari... adesso ti lascio due giorni di tempo libero, così che recuperi la libertà che hai perduto, perchè così mè giusto e civile."
Io credo non debbano esserci recuperi, libertà, vacanze, ma che la schiavitù debba essere reale. Senza ritorni, senza doni, senza compensazioni.
Anzi l'unica compensazione è che deva essere ancora più forte, più completa.

Questo non significa che per lo schiavo sia gradevole: ovvio, naturale, giusto, necessario non significa affatto gradevole. Non significa che questo, questa prospettiva.. mi piaccia (anzi non mi piace affatto), se devo essere sincero,  non mi piace l'idea che lo sia materialmente, che lo sia nel concreto, E soprattutto che lo sia integralmente, a non su certi aspetti o per una parte del tempo, appunto come esperienza messa in un recinto, a cui c'è anche il fuori dal recinto, o per un certo tempo, tre giorni, cinque, sette.  Che non sia un... esempio. Accettabile ma a cui c'è un esterno, che lo comprende. Non mi piace che la cosa si estenda, che diventi la  vita... l'universo, la realtà. (Il modo vero con cui mi rapporto con La Padrona.) Voglio delle compensazioni. Delle libertà, dei manicaretti. Tutti vorrebbero una Padrona che però poi sia anche "madre, amante, fidanzata, sorella, amica.
(Tutti hanno paura di avere una Padrona che non controllano. Che non possono, in altri ambiti o con spazi marginali o laterali di relazione, compensare o mitigare. Non avere sere in cui non sono liberi, non si rilassano e mangiano manicaretti, a compensazione delle sere in cui sono "occupati").

Il che non significa che non creda (pensi, sappia) che è proprio così che debba andare; alla maniera della "vecchia scuola", di padroni e schiavi. In cui ci sono le Padrone (La Padrona) e glòi schiavi, lo schiavo. Ed essere schiavo significa precisamente essere schiavo... non fare delle cose gradevoli.
Anzi, per quel che mi consta, personalmente, uno dei piaceri più evidenti.. più chiaramente percettibili, nei Padroni, è far fare agli schiavi esattamente quel che non gradiscono, che di solito o di loro non farebbero. Ma è proprio un preciso piacere dell'essere Padroni far fare agli schiavi quello che non farebbero. Farli, averli come schiavi. Altrimenti che schiavi sono: sono collaboratori.

E quindi giocoforza trovarsi in una situazione s/gradevole, quotidianamente sgradevole, scomoda, di servizio -e integralmente, non "a tratti"..- e  la condizione di schiavitù.
Sottomissione (subita, non "spontanea..."), umiliazione... violazione... punizione... è la condizione di schiavitù. Secondo la vecchia scuola,  costante e continuata. Dispiegata. reale, piena, completa.
Non nei giorni feriali o nei fine settimana.
Ed è inutile voler cercare piacere dove piacere non dev'esserci e non c'è. Schiavitù è sottomissione e devozione, dedizione alla Padrona. E servizio, nelle Sue comodità e servirLa nei Suoi Piaceri.
Non altro, e non per scherzo.
Le umiliazioni sono (e DEVONO essere..) UMILIAZIONI Vere... Le Punizioni punizioni VERE, il dolore il Dominio la sottomissione Dolori Domini e Sottomissione VERE, e non devono essere compensati (mitigati o confinati), per il Piacere della PADRONA.
E a questo non c'è scampo.
Piaccia o non piaccia, io non posso che riconoscerlo per vero. Per necessario, per sostanziale.
Chiaro che non mi piace essere umiliato, controllato "sempre", punito. Mi piacerebbe "per un po'". quando dico io. "Comandare" io.
Ma so che non è così che va, che funziona. Con una Padrona.
A cui sono grato di appartenere (altra verità) come schiavo. E non come altro. A cui sono grato per essere PADRONA, e non altro.
Contraddizioni dell'essere schiavo. Desiderio di avere una Padrona e continui, fisiologici, desideri di fuga. Di sottrarsi, di fuga. Ineliminabili, che solo una Padrona Può DOMINARE essendo una Padrona, per l'appunto. Prevaricando lo schiavo. Costringendolo. Adattandolo e ADDESTRANDOLO ad essere Suo schiavo. E "costringendolo" ad essere schiavo. Condizione a cui lui fuggirebbe, per poi cercare di tornarvi, per poi fuggire, per poi esserne attratto, per poi desiderare ma non volere... per tutta la vita.
Solo una Padrona (un Padrone) possono mettere (e tenere) in schiavitù un'altra persona. PERCHE' A LORO PIACE; fondamentalmente. Sostanzialmente.
Ci sono delle persone che possono essere (diventare) schiavi, ci sono delle persone a CUI PIACE essere... PADRONI. Godono e ne godono. Se si incontrano perdono tempo a fare tanti tentennamenti, ad andare avanti e indietro. A fare le recite o a farlo per finta.
Secondo la "vecchia scuola". Possono solo impugnare la frusta e farla finita. Con tutta la sgradevolezza per lo schiavo. Il suo innamoramento, la dipendenza. Dalla e per la Padrona.
Questo pensavo ieri sera, mentre mi facevo da cena.
Non mi piaceva per niente l'idea di lavare i piatti, fare ulteriori lavatrici e riordinare qualcosa.
Ho fatto il sapone, con dei vecchi pezzi di sapone per bucato, che ho trovato sistemando lo stanzino della lavatrice. (Iniziando a sistemare). Sapone per lavare i tappeti da terra ad esempio, che non hanno grosse necessità di dosaggio, e che non si sbaglia mai.

F. mi ha mandato un messaggio dicendo se volevo fragole, che lei non può mangiarle e ce n'è una vaschetta di là. Ho detto di sì (mi piacciono le fragole). Ma poi ho pensato che mi avrebbe fatto piacere (o ritenevo, sentivo giusto) chiedere alla Padrona se potevo farlo.
Non vi è un perchè, e che mi è venuto così.
Ritengo (secondo la "vecchia scuola") che un Padrone abbia il controllo, il Potere Totale su uno schiavo, in quanto suo PADRONE, e per il proprio piacere.
Se dipendo dal Padrone per TUTTI i dolci che posso mangiare, per una singola pastina (e lui può o mi dice di no, sempre, non per un motivo ma per il Suo Piacere... se mi impedisce -mi nega, mi distacca dai dolci-) che piacere (e che gratitudine) è quella "volta l'anno..) in cui mi fa mangiare una pastina?
E quanto schiavo sono davanti alla vetrina del pasticcere (o alla mia mente) quando so che mi sono vietate?
Che non mi sono permesse, che non mi sono concesse?
In questo, si capisce il chiedere al Padrone (Padrona) il permesso per andare al cesso. Per espletare  le "PROPRIE.. " funzioni fisiologiche.
Per uscire dalla stanza.
Per bere un bicchiere di vino, per mangiare del pane.
Ringraziarlo per OGNI cosa; dipendere da Lui, dal suo capriccio/volere... per ogni cosa. Essere, fare tutto precisamente per il Suo piacere. non in generale, ma in quell'istante.


Mi seccava però spedire un sms alla Padrona, che aveva tutt'altre cose per la testa, e da fare, per chiederLe di mangiare le fragole. Uno probabilmente non avrebbe capito, tutto questo mio processo successivo, emozionale. Cognitivo.
Due perchè mi sussurravo che era una bella "scusa"/ragione per contattarLa, per dirLe/dirmi che ero vivo.
E così ho pensato di non mangiare le fragole (che sicuramente non mi servivano), e scoprire se la Padrona me le avrebbe proibite o meno.. per PURO PIACERE. E magari non solo quelle ma per tutta la stagione. Ad esempio. O altro.

Ed ero felice (anche se scomodo, "sgradevole") di essere Suo Schiavo.
E di fare le lavatrici e pulire il Suo Pavimento. Mentre LEI era in giro con i Suoi amici, e a Fare "La CURIOSA".

Suo

















1 commento:

  1. Non so se leggerai mai questo commento..

    Credo che non si possa vivere nella realtà una esperienza esclusiva di questo tipo, perchè sarebbe tradire la propria famiglia, i rapporti con persone che ti hanno dato amicizia, qualcosa che ti fa sparire dal mondo, forse è bello per te, ma non è giusto nei confronti di chi ti ha dato affetto ed amore..

    Ma se quella donna esiste è giusto che ci sia un vero spazio vostro, e che lei ti faccia anche tremare con uno sguardo o con l'alzata di un sopracciglio o il movimento di un dito, e non solo per tua 'concessione', non solo perchè farà tremare tutti, anche i non 'servi' con la sua personalità, ma anche perchè deve avere la libertà, nella ragionevolezza, di farti ciò che vuole.. non per rappresentazione teatrale, ma per sua volontà..

    Magari non userà mai quel potere, ma deve averlo..

    Nello stesso modo, nella sfera 'ristretta' dovrebbe essere lei a decidere ogni cosa, vestiti, cibo, se puoi andare al bagno, se puoi dormire e così via, è appartenenza..
    Altrimenti che senso ha?

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