giovedì 25 aprile 2013

Madame ha stabilito le condizioni... -seguito-









-seguito, tardivo-



 a partire dal Suo.. "divano..."









Madame ha stabilito le sue condizioni...





In questo.. noto che le mie condizioni...di schiavitù...

[perchè di questo si tratta, stiamo parlando di condizioni reali e... concrete di schiavitù, in termini bdsm. Cioè di come relazionarsi con una ex.."persona”… in quanto schiavo. 
PROPRIO schiavo in questo caso, ma più estensivamente schiavo: comunque e al di là della proprietà.. come uno SCHIAVO, non altro. Schiavo in termini sado-masochistici... reali. Per cui chiunque (lo intenda e lo riconosca) non può che trattarlo da schiavo: uno schiavo di proprietà. di una Padrona.]

sono diventate peggiori di com'erano. (E diventeranno... peggiori).
L'evoluzione del rapporto, della relazione, della realtà di possesso e di Dominazione "peggiora" le condizioni dello schiavo, in relazione alla Padrona.
E questo mi pare una "buona" cosa... (e, al di là della scelta personale: "doverosa".) Perchè chiarisce (e pulisce ) le relazioni e la realtà fra due diciamo… "individui" (perchè chiamare entrambe "persone" è termine improprio: sono due individui diversi).





Le mie condizioni materiali (o di... vita.), la schiavitù (che è la mia vita)… in realtà sta prendendo una dimensione peggiore che in passato. Più chiara, più netta (e quindi più dura) rispetto ad una vita… normale. O quasi-normale (quindi da schiavo normale). Una vita quindi da schiavo reale, piuttosto che da uomo (inquilino, abitante) raffigurato in “ schiavitù”.
E questa differenza si colloca da subito nella dimensione materiale.
Infatti (come diceva la Padrona in un Suo commento), ora mi trovo a dormire sempre per terra, su di un semplice tappeto.
“Sempre”… come condizione materiale e reale. “Prima” (
sembra incredibile ed incongruo… ora. Sembra ridicolo, o una… parodia, una sceneggiata, uno scimmiottare –antecedentemente- una, questa dimensione reale) dormivo “sempre” in un letto normale (rete, materasso, cuscino, abat-jour ecc) escluse quelle volte in cui La Padrona mi faceva dormire ai piedi del Suo LETTO, o… ma era  straordinario.. sul tappeto; ma per qualche motivo particolare.
Ora… dormo sempre su un tappeto, ai piedi del divano dove Lei si siede, o legge.
Quando non è a letto. Nel SUO LETTO, ..normale.






Dicevo del non toccarmi.. mai. (Cosa che non sempre mi riesce. Dovrò… dirlo, confessarlo alla Padrona? -anche se ovviamente non vengo. Cioè… fin lì ci arrivo: me ne…. accorgo.
Ma ora dovrei (dovrò?) sapere che le mie parti del Piacere (e non solo precisamente quello) appartengono (come me d’altronde) in via esclusiva alla Padrona, la quale non mi consente il piacere, relativo e non risolutivo, che mi viene dal toccarle. Devo (posso) “desiderare” SOLO LEI, passare il desiderio SOLO attraverso il Suo Piacere… che è, per me, TUTTI I PIACERI POSSIBILI. Desiderare che Lei goda, che abbia piacere (desiderio, seduzione, ecc) perché a me come schiavo tutto questo è proibito, indirizzato SOLO nella Sua direzione (e dimensione), su… LEI, che mi è Padrona. Cioè dipendere da Lei, in questo caso specifico anche… solo per avere la sensazione della pelle… sui genitali. O tattile in generale, visto che non è che mi posso “strusciare”… contro le lenzuola, o simili.
In confronto a questo il non-venire di prima è solo levare l’acme del piacere, non tutta la possibilità di avvicinarlo, di accarezzarlo. E quindi in parte di risolverlo, o praticarlo. Così è aspettare LEI, per mesi. E sperare che Lei goda, continuamente, nel frattempo. GuardarLa… sperando che Lei abbia orgasmi. Almeno. E prepararsi a servirLa in questo.
Ora… posso solo sperare di sapere, di SERVIRE… il Suo piacere, in ogni modo… che Lei voglia.
Sperando che sia sessuale.
In alternativa non ne ho –né sento…- alcun MIO piacere. (sessuale si intende, che quelli intellettuali, sensoriali –della vista, udito, gusto olfatto ecc, non mi sono preclusi. Umiliati, governati e regolati, “dominati (dalla Padrona)”, ma non preclusi).







DEVO ricominciare ad usare il water per ogni funzione… sedendomi come mi era stato ordinato di fare. Ovviamente sempre.







Inoltre, e non credo INFINE… ora non siedo più a tavola, non mangio più normalmente… o assieme alla Padrona (ovvio: sono uno schiavo!), ma in un ritaglio di tempo differito.. senza nessuna comodità (o agio, rilassatezza o relax… calma), con tutto il cibo nella stessa ciotola d’alluminio (trovata in una casa pericolante, in una montagna della corsica). Questa non è proprio un prodotto di design, costoso o raffinato (è costato il detersivo che è stato necessario a pulirlo –che comunque non è stato poco :-) -, della paglietta d’acciaio e della polvere abrasiva: fine della spesa. Ah, venti minuti a strofinarlo per farlo venire decente, dopo essere stato 24 a mollo). Insomma un servizio MOLTO modesto...








Ed in più, il mio pasto è fatto (e sarà fatto) di avanzi, di quanto resta di quello che è stato preparato per il pasto della Padrona precedente. E tutto mescolato assieme (o comunque buttato o messo lì assieme), non diviso per comparti separati.
Cioè non un vassoio da self-service o da mensa con partizioni, ma un unico contenitore-piatto, fra l’altro vecchio di almeno 40 o 50 anni. Ovviamente strausato. (Uno del “servizio” aveva persino l’alluminio bucato…)














Della qualità del cibo si è così detto.


Peggiore (ovviamente) anche il tipo di biancheria, di quella di cui fruivo prima. Asciugamani almeno spaiati o nella direzione di essere dismessi, e in numero decisamente essenziale e più contenuto. La stessa dimensione per il lenzuolo, le saponette… o qualsiasi cosa.
TUTTO… dimensionato nella realtà, per la condizione di uno schiavo: della modesta qualità per uno schiavo, minutamente diversa da quella della Padrona.

Perché la vita sia diversa, fra schiavo e Padrona, anche nella stessa casa. Perché SIA SCHIAVO in tutti i modi e sotto tutti gli aspetti: schiavo… e non “persona” (coabitante, inquilino, socio partner o amico CON… funzioni da schiavo (come avrebbe detto l’avvocato B.).

Cioè una schiavitù che si sta strutturando… come materiale, reale, stabile, esclusiva.
Anche… (in questo caso), nei suoi aspetti materiali.







E quindi per me è ora più umile e umiliante, più pesante, gravosa e significativa. Di prima. Più… caratterizzante. Anche se più disinvolta e naturale, in queste articolazioni, come se fossero necessarie e scontate. Ovvie, banali, nelle loro evidenti necessità e caratteristiche.

Nel giro di pochi giorni (pochissimi…) sono passato da… commensale (senza alcuna ombra di dubbio, o differenza sostenibile, o tangibile) a servo /e anche cameriere… dei pranzi/cene della Padrona, in piedi in parte al tavolo (ma fuori dalla Sua vista…).. nudo, a servire per ogni Sua curiosità o esigenza, mentre LEI mangia i piatti appena preparati o appena sfornati, caldi.
A versarLe da bere o servire le diverse pietanze.





Da… commensale comodamente sprofondato… su una sedia e seduto a tevola, a servo…”muto” al servizio del Suo piacere… di mangiare.
O di umiliare, o di conversare. Soprattutto ascoltando, e rispondendo brevemente. Senza guidare la conversazione… assolutamente. Ma curando che il Suo pasto sia IL MIGLIORE, e il più GRADEVOLE possibile.
E mangiandone per il pasto successivo gli avanzi, quando non mi concede di assaggiare qualcosa, gettandone un boccone per terra.

Gli avanzi (il mio pasto) vengono mangiati durante il cucinare di nuovo per Lei…  evitando di perdere… troppo tempo.
Prezioso per poter servirLa in qualche altro modo, incombenza o necessità domestica.







Ecco… in breve e in poco tempo spariranno i “piaceri della Tavola”… come è giusto che sia.
Spariranno per lo schiavo, e non certamente per Lei. Perché le due vite SIANO… perfettamente diverse. E non condivise, fra schiavo e Padrona.
Perché la Padrona sia PADRONA, ed il Suo schiavo …SCHIAVO. Come deve e come si deve.

Per entrambi. Perché la schiavitù QUALIFICA la Padrona, e caratterizza/DOMINA lo schiavo, e lo fa schiavo alla/della Padrona, e non socio,o critico o commensale. E non a discrezione.








Quindi… le mie condizioni non si sono fatte più leggere rispetto a prima (a poco tempo fa…) ma più reali e pesanti. La mia schiavitù più caratterizzata e significativa, nonostante le apparenti… serene e normali… disinvolte disinvolture.
S(olo) S(chiavo).
Più faticoso, più definitivo…“importante”. Imparerò a dormire per terra comodo come se fossi fra due o quattro guanciali. (Togliamo comodo… perché uno schiavo NON PUO’… essere comodo. Non può desiderare oziare. Deve... dormire poco, per essere schiavo fra le mani (e i piedi) della Padrona: deve essere nel timore e in condizione di disagio, e SPERARE in Lei perché tutto non si aggravi.
Che si alleggerisca… non è quasi pensabile. La schiavitù PRESUPPONE condizioni di dominazione e di controllo severi, di limiti, altrimenti.. diventa fonte di rivendicazioni, focolaio di confusioni. Di diritti, di importanze (personali). SPECIALMENTE questo… sui temi di fondo, o generali o importanti.
Una corretta gestione degli elementi della vita quotidiana, mette e mantiene NELLA schiavitù chi in tale condizione dev’essere: a fare questo non sono certamente i suoi bei pensieri.
(La vita quotidiana, oltre a tutto il resto conosciuto e definito, percepito, nella dimensione schiavo-PADRONA).









Quindi… (ed infine), le mie condizioni sono cambiate, e si avviano ad essere ancora peggiori.
Ne… sono lieto.
Non tanto perché questo appaghi un qualche mio insopprimibile masochismo.. ma perché OGNI peggioramento… mi spinge e mi indirizza, mi obbliga e mi costringe… mi spinge… mi comprime e mi domina a… SERVIRE MEGLIo la Padrona, del tutto, ed esclusivamente.
MI AIUTA A SERVIRE meglio la Padrona, ad ESSERLE SCHIAVO.
Che è quello che desidero e che devo, che spero.

Ben venga quindi “costantemente” il tappeto, per uno schiavo. Lavare le cose o mangiare per terra, essere frustato o nutrirlo solo di avanzi: non perché sia bello (o gratificante) in sé… ma perché conduce a servire meglio (o più profondamente), assolutamente.. la Padrona. E questo si travaserà anche sulle cose più importanti.
Con Suo Piacere e Beneficio, con mia maggiore schiavitù, che è quella che spero di servirLe… completamente, fino in fondo. Per e con Suo Piacere e per mia gioia.
Io, SUO… schiavo.

Nella realtà. In BDSM.






Per far saltare le condizioni conosciute, e “denunciate” in questo breve brano, in questo risibile ritaglio, in uno scritto di nessun peso. Incontrato a caso.
Sulla “schiavitù”, teorica –o astratta- e reale. Cioè contestualizzata al presente. (E su cui il BDSM… “lotta “ o interviene).


“La vera schiavitù, oggi,  forse  è costituita dal limite imposto alla libertà individuale dell’uomo dalle leggi della società tecnocratica, un limite al quale è assai difficile sottrarsi perché condiziona i nostri comportamenti senza che ce ne rendiamo conto. La libertà individuale soggiace cioè, ad un necessario ed inevitabile conformismo, (visione delle stesse cose e stesse forme, uniformate, di realtà) avvertito come appagamento di un bisogno, come volontà o stereotipo di omologarsi alle scelte del gruppo. 
 “Le libertà di cui l’uomo è privato nella società tecnocratica non sono le libertà civili o politiche, ma è la libertà umana nel senso più ampio della parola. Ciò che caratterizza la società tecnocratica non è più l’uomo schiavo, l’uomo servo della gleba, l’uomo suddito, ma il non-uomo, l’uomo ridotto ad automa, a ingranaggio di una grande macchina di cui non conosce né il funzionamento né il fine” (N. Bobbio).

Neanche la civiltà moderna dunque,  “sarebbe” in grado di opporre alla “schiavitù degli antichi” una piena libertà dell’individuo. “.

Dice-






















1 commento:

  1. Ho stabilito le condizioni generali con il fine di evitare il più possibile inceppature del meccanismo, o nella Vita, così com'è impostata.
    ...Anche con la speranza che queste condizioni chiare portino anche ad una definizione, e comprensione, dello spazio/tempo in cui ci troviamo a vivere.

    La Padrona continua a dormire nel suo comodo letto, tra profumi di lavande e morbide lenzuola; si lava in una vasca da bagno in cui può rilassarsi; mangia cose deliziose seduta al tavolo.
    Si osserva vivere l'esatto "quello" che prima condivideva con l'Uomo.
    E ciò che affiora, ciò che si separa (come l'olio e l'acqua , o un'elettrolisi) è che anche da sola quell'esperienza (il letto, il cibo, la vasca) standoci dentro, avvertendola è ... piacevole.
    Nonostante la solitudine. (e questo rincalza l'intuizione sull'illusione della coppia, o meglio sulla commistione confusa dell'uno che si considera "nell'altro", o "coll'altro" in una fusione per cui... il cibo "con lui/lei) è PIU' buono, etc etc etc.
    X mangia il cibo. Dato A.
    Per X il cibo è buono. Dato B.
    X mangia il cibo con Y, che anche lo trova buono.
    Per X il cibo è buono ed è contento di condividere l'esperienza con Y, che lo trova altrettanto buono.
    Ma non è che il cibo sia PIU' buono, in sè, perchè Y lo mangia con X. La differenza di potenziale credo sia data dall'armonia tra i due (e lo si vede meglio se si prende ad esempio un'esperienza negativa) ma credere che il cibo sia PIU' buono è una stupidaggine.

    Quindi. L'esperire la Vita di "prima" (circa, in effetti. molto circa)da sola passa attraverso anche questa separazione netta, oppure attraverso il costringere lo schiavo a vivere da schiavo. E non da qualcosa di intermedio.

    Lo schiavo è schiavo. Come dorme, dove, e quanto; cosa mangia, dove e quanto; come si comporta: ordini e concessioni...

    Questo fa, come dici tu, scomparire l'uomo. (O la pratica del'Uomo? he he e la pratica praticata dell'Uomo da parte della "partner", ora ex-partner?) Ovverosia: collocare F.C. in una dimensione in cui sia solo schiavo fa smettere a lui di praticarsi, sentirsi F.C.?
    Fa smettere a M.A. di praticare la pratica di F.C.?

    Non lo so. credo si possano intravvedere dei barlumi di comprensione solo dopo che la situazione è stata stabile per un po'.

    Al momento, se mi identifico con M.A cado in preda a sensazioni che non definirei "piacevoli", mentre se resto sugli accadimenti (il mangiare, il bagno, il dormire.. solo per fare questi soliti esempi) ritrovo quella "consapevolezza" altra che riverbera.
    O meglio sento che dietro tutto, alla base di tutto c'è. Che sia legata all'essere Padrona o al possedere uno schiavo questo, ora, non saprei proprio dirlo... A differenza della condizone di Vita, invece, che è proprio questa e si cerca di "starci dentro" senza invenzioni e senza sottrarsi.

    Per questo, infatti, le condizioni "più chiare". La Regola.
    Come la Regola dei monasteri. Poco definita, o con pochi elementi. Però il senso è quello. Si..

    Immagino avrai letto questo post, per il fatto che ti ho ordinato, sì, di lavorare, ma non ti ho impedito di usare internet per altri scopi che non il lavoro.. Insomma: se lo hai letto poco male. Ma non sei autorizzato a rispondere in questa porzione di giornata.

    :>

    M.

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