contributi al dibattito -due.
" Questo anello ti impegna alla sincera e serena umiltà, all’obbedienza incondizionata, affidato ad un'inesauribile fiducia nella tua dominante, e a un fervente desiderio -ma senza egoistiche esagerazioni emotive- per diventare uno schiavo." -Da un rituale per accettare un sottomesso alla formazione iniziale di schiavitù. -
Sebbene il D/s assoluto sia l'espressione di un bisogno istintivo e primordiale di sottomissione molto più completo rispetto al ruolo erotico tradizionale di D/s, esso si estende al di là del nostro rozzo imprinting animale nel cuore stesso della nostra razionale anima umana.
Il
sottomesso assoluto non solo desidera la schiavitù ma ne ha bisogno, al fine
di raggiungere o migliorare il proprio sviluppo e l'identità. Il
dominante assoluto migliora il proprio sviluppo ed identità attraverso
la dominazione e la schiavitù, del suo (dei suoi) sottoposto/i.
Questo
bisogno di schiavitù, questo cosiddetto "imperativo.. oscuro" che
governa la sottomissione naturale è evidente a tutti i livelli di esistenza,
l'istintuale, l'emozionale e l'intellettuale.
In
altre parole, la schiavitù è una vocazione, comparabile e uguale ad una tipica chiamata religiosa. Ad una vocazione religiosa o propensione.. tensione spirituale.Avendo stabilito che la schiavitù è una vocazione, la somiglianza tra una vita in schiavitù e la vita monastica diventa semplice. Entrambe sono contemporaneamente introversa ed estroversa, contemplativa ed attiva, spirituale e materiale. In entrambe, le energie di un aspetto della vita - apparentemente in contrasto con l'altro - sono così canalizzate da consentire un'armonia di sviluppo, in cui ciascuno dà la forza per l'altro in modo che insieme diventano più della somma delle loro parti componenti. Soprattutto, però, il modus operandi ha i due perni del servizio e della massima riduzione dell’ego.
E 'importante tenere a mente che, a prescindere dal suo status di collarizzato, uno schiavo sottopone principalmente per la sua propria natura. L'apparente paradosso di introverso / estroverso viene alla luce - e viene risolto - quando questo fatto di base è capito. Che richieda un elemento reale e concreto, una messa a fuoco esterna della sua sottomissione, cioè la dominante, non altera il fatto che, a livello spirituale, la sua sottomissione è essenzialmente introversa. Si potrebbe dire che attraverso la dominante il dominato si sottopone a tutto l’universo per delega.
La pratica religiosa contiene una serie di elementi sadomaso, dalla penitenza, allla confessione e l'assoluzione, la servitù, l'astinenza e un tempo la flagellazione. Di gran lunga la maggior parte, se non tutte, le religioni contengono rituali di questo tipo, progettati per mettere a fuoco lo spirito e migliorare la sacralità dell'individuo. Se allarghiamo il punto di vista, la magia della religione è BDSM: usa molti degli stessi contenuti ed elementi. Se, come ipotizziamo qui, le pratiche magiche sono sadomasochiste, ne consegue che le pratiche sadomaso sono magiche, nel senso che sviluppano, estendono, poteri, ed aprono spazi ai territori del non convenzionale, sia nel campo del piacere che in quello spirituale. Il motivo per cui il BDSM sembra così tanto un atto sacro è semplicemente che si tratta anche di un atto sacro, cioè che contatta il divino.
L'evocazione e l'esperienza del divino, del sacro nel BDSM sono primari come i mezzi attraverso i quali essi sono ricercati. C'è una dualità nella pratica BDSM che affianca da vicino quella della pratica religiosa, in alcuni casi così strettamente che la simbologia utilizzata è la stessa. La discesa nella sottomissione intreccia la questione pratica di “incontrare”… avere una figura semidivina, più propriamente un daimon, reale come proprio completamento e controparte e a cui sottoporre la propria sottomissione, con la propria auto-riduzione (mentale, cerebrale ecc. egotica). Affidarsi a un “dio”. TUTTI… gli dei sono proiezioni.
Così come per la dominante
questo è entrare nella
divinità, aprirsi alla propria anche divinità, incarnare ed accedere alla
divinità che è in noi, portare-essere la divinità nella vita materiale. Darsi…
alla divinità offrendo ad essa la propria carne, offrendosi a Lei. Altro modo
di perdere importanza personale, di essere strumento, di essere posseduto dal
divino.
Lo schiavo, mentre è battuto, conferma la propria forza e il
servizio, quando è umiliato, si eleva in statura e potenza; mentre è bendato
egli vede tutto, legato egli è liberato (affrancato) dai legami della carne,
come viene punito così (e lì) lui viene contemporaneamente assolto,liberato, e così via.
E 'importante sottolineare che ciò che si intende qui è un'esperienza del divino, non della divinità. Dominanti non sono propriamente divinità, e nessuna quantità di riferimenti alla propria Padrona come a una dea cambieranno questo fatto. Il ruolo del dominante è più paragonabile a quello di un sacerdote che incarna, sacralizza e fa da tramite, da rappresentante di dio… nella tradizione cristiana. Vale a dire, un essere umano tra gli umani che guida la comunità (anche a due), compreso se stesso, in una sottomissione incarnazione più approfondita e rispettosa di ciò che è santo. Il sacerdote è un vaso di santità, il legame tra comunità e il divino; che lui stesso possiede né più né meno di qualsiasi altro. Se alla dominante vengono attribuito poteri speciali di qualsiasi tipo, essi non sono magici in sé e per sé, ma piuttosto al massimo in rara armonia con il creato, in generale, e alla sua stessa natura in particolare. Questo non è diverso da i poteri di uno sciamano, che è un individuo particolarmente dotato e percettivo certamente, ma non sovrumano. Anzi: super…umano; la perfetta umanità. La dominante è la Donna perfetta, la donna che supera la quotidiana umanità. La perfeziona, la raffina, diventa regina di una trasformazione alchemica che trasforma anche sé stessa e le cose attorno, trascende e perfeziona la sessualità, il piacere, l’accesso a stati altri di consapevolezza e di coscienza, liberando dal meccanismo dello scambio il comune accadere.
Facendo saltare i lucchetti della rappresentazione e
ripetizione del mondo del vivere comune.
Quindi i meccanismi del BDSM sfruttano denominatori comuni anche a tutte le tradizioni religiose. Il rituale BDSM può essere prevalentemente di (e con) espressione sessuale, tuttavia l'obiettivo non è la gratificazione di per sè, ma la pratica dell’estasi. Il BDSM è, al di sopra e al di là di un semplice bisogno fisico è lo sforzo della psiche per rendere il sesso anche un sacramento; sacro. Solo attraverso la comprensione e l'accettazione del valore sacramentale (e sacro) della sottomissione lo schiavo diventa vero. Per lo stesso motivo, naturalmente, diventa santo, cioè correlato al divino, unendo l’abiezione santità, alla divinità. Cioè… umano.
Quindi i meccanismi del BDSM sfruttano denominatori comuni anche a tutte le tradizioni religiose. Il rituale BDSM può essere prevalentemente di (e con) espressione sessuale, tuttavia l'obiettivo non è la gratificazione di per sè, ma la pratica dell’estasi. Il BDSM è, al di sopra e al di là di un semplice bisogno fisico è lo sforzo della psiche per rendere il sesso anche un sacramento; sacro. Solo attraverso la comprensione e l'accettazione del valore sacramentale (e sacro) della sottomissione lo schiavo diventa vero. Per lo stesso motivo, naturalmente, diventa santo, cioè correlato al divino, unendo l’abiezione santità, alla divinità. Cioè… umano.
Il BDSM se è sacramentale e santo non è - e non potrebbe mai diventare - una religione. Può tuttavia essere incorporato in uno stile di vita religiosa, e per coloro che sono così inclinato è così che può e che deve essere. Qualunque complicazioni dogmatiche sorgono nel processo, è indiscutibile che né sottomissione né la dominanza possono esistere a parte (o in posizione parallela) agli altri elementi che compongono la vita umana. Non importano le condanne retoriche di altri che probabilmente hanno capito particolarmente bene né il BDSM né la propria religione, non ci devono essere deve essere conflitti fra le varie parti nella mente stessa del sottomesso. E 'fondamentale egli sia dotato dei mezzi necessari per praticare la “vita religiosa” come elemento naturale della sua sottomissione.
L'importanza di perseguire la schiavitù o praticare il BDSM per chi ha una vocazione per esso è evidente. La grande quantità di duro lavoro necessario per raggiungere questa profondità di sottomissione è solo marginalmente più scoraggiante che starne fuori. Come molte persone religiose e sottomessi e dominanti naturali simili hanno scoperto nel corso dei secoli, produrre la mansuetudine (e la mitezza, il servizio) nel/del dominato per il dominante (delle due parti dell’umanità, e nell’incontro, nella realizzazione del divino) richiede una volontà di ferro. Tuttavia, nonostante queste difficoltà - e più enfaticamente in contrasto con le opinioni prevalenti nell’ortodossia BDSM - la schiavitù non può mai essere un obiettivo a sé stante. Nessuna vocazione che viene perseguita per se stessa ha valore.
L'umiltà appresa nel collare (ed imposta a chi porta il collare) dovrebbe rappresentare, incarnare.. mostrare il punto di vista da cui tutta la Creazione è vista. Lo sguardo che si riesce a produrre nel dominato dovrebbe essere lo sguardo (la campionatura dello sguardo, dello stupore e della vista con cui si guardano le cose del mondo, e il fatto che lui le incarni perennemente dovrebbe essere un segnale, una luce guida a cui poter accedere, per guardare fuori, guardare “il fuori”; una fune un corrimano a cui la dominante può accedere continuamente, può stringere nel proprio pugno.). La forza derivata da uno stile di vita REALIZZATO e spiritualmente gratificante deve essere messo a disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno. La resistenza sviluppata sotto i rigori del dolore, del castigo e lavoro, del somministralo e del riceverlo, dovrebbe tradursi in tolleranza e pazienza di tutti coloro che pensano e agiscono in base ad altri valori - anche coloro che vorrebbero negare la legittimità o validità dello stile di vita BDSM. L'acuta consapevolezza della propria identità attraverso la meditazione e l'esame della propria modalità (dominante o sottomessa) dovrebbe portare ad una maggiore comprensione di - e in tal modo anche il rispetto- per le diverse culturale e morali. L'obbedienza e abnegazione che sono le caratteristiche distintive di ogni schiavo naturale dovrebbe essere ampliato per includere non solo un Master o una Mistress, ma l'umanità in generale. Così come il dominante dovrebbe capire che il suo è solo un modo (fra l’altro complementare ad altri) per realizzare la danza della vita, l’unione degli opposti, la realizzazione e pratica delle energie spirituali e sessuali, non il MIGLIORE.
Senza questi, l'intero viaggio nella schiavitù e della schiavitù sarà privo di significato, senza valore e moralmente vuoto.
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