martedì 21 febbraio 2012

All'apparenza cuissardes




Pratiche, d'ispezione anale



ed altro, ieri sera.
L'immagine era quella di partenza, del frontespizio, il titolo sarebbe stato un altro, ed il testo sarebbe stato
"Grazie", ieri sera, prima di andare a dormire.
Non ho spento il pc per non dover salvare l'immagine, l'intenzione, ed ho solo chiuso il  monitor.
Era poco. Poco da scrivere, poco strutturato il pensiero.
Uno stivale, grosso modo.
Ed invece..
Ed invece. Invece stanotte sogni potenti e brutali, sogni che squassano un campo arato.
Sogni indistinti ma non per questo meno significativi; significativi di nulla, di uno stato.
La vergogna modesta, unita ad disappunto, modesto, per un paio di mutande bucate. Essere preso nel didietro ed ispezionato (come oggetto o cosa propria, inanimato. O come animale -domestico o meno- proprio; in realtà considerato e preso, anche concretamente, come proprio schiavo) o anche... modestamente.. "posseduto", servire la Padrona con la bocca ed rimanere, sotto e davanti a lei,  per lei, accucciato davanti al letto a guardare un film. Un film che LEI vuole vedere. Usato come pubblico fisico, come platea. (può essere noioso guardare un film da soli, ed unos chiavo può essere utile anche per questo; anche se non gli si rivolge la parola. Una parola.).
Il sogno, cosa è stato? Tutto? La somma di tutto questo -ed altro (la consapevolezza, che si fa strada, di dare adito a motivi, santi, di punizione ad ogni piè sospinto, di essere completamente inadeguato... ad essere seriamente, sufficientemente schiavo della Padrona, e lo iato fra ciò che si vorrebbe -che si dovrebbe- e si è)?
Una parte -e quale- di queste cose?

Mi sono sognato di essere in una situazione molto forte (e complicata...). Attenzione. (a tratti sembra una cartina in trasparenza, una carta velina. Bucata). C'era un matrimonio da fare, che probabilmente io.. dovevo fare. cioè ero a tratti (o per certi versi) testimone -cioè osservatore, non teste matrimoniale- e per certi tratti -o momenti- protagonista. Un matrimonio con una ragazza, già andato in porto (o a punto) organizzato.
per una storia precedente (cioè.. che aveva dei precedenti, che veniva dai precedenti) e che doveva solo essere celebrato. Una storia ovvia, e sicura. Determinata e scontata. Cioè certa, vera. In un contesto normale. In cui tutto si incastrava e collimava.
Un futuro (matrimonio) impostato (e possiamo dirlo... "scontato"). Una specie di futuro e presente segnato.
Inesorabile con l'alveo di un fiume. Senza via nè sogno (nè possibilità) di altro o di fuga. 1+1 fa due, e due più due quattro, e poi sei, otto, tutta l'aritmetica la matematica funziona,
Questo era il quadro di partenza, il mondo. E la sua fotografia. Poi è successo qualcosa, si è scoperto qualcosa. Dove...? dentro... la pancia? non era qualcosa di vistoso ma era una novità, qualcosa che era accaduto. Che cambiava totalmente l'ordine della cose, anche se in sè non era visibile, ma era essenziale.
Una scoperta "sconvolgente", come -assolutamente per dire...- se fosse venuto a galla che la sposa è un uomo (un maschio) in realtà. Il mondo resat uguale, tutto resta uguale, compreso i campi  il panorama che si vede fuori dalla masseria, in campagna, tutta la puglia e la campagna restano uguali, compresi i parenti, eppure... non è più la stessa cosa. Il mondo è tutto diverso, per quella piccola cosa. In questo caso un pezzetto di carne fra le gambe. Si organizzano le tovaglie per le tavolate sull'aia, ma tutto il mondo è cambiato.
Era successo qualcosa, e questo matrimonio, questo futuro, questo mondo scontato semplicemente non stava più in piedi, non si poteva più fare. Era diventato, in tutta evidenza, impossibile. Ed improponibile.
Era sorto un nuovo mondo, o si era palesato. Emerso, e cambiava tutto il quadro. "La verità", di questo nuovo mondo era in tutta evidenza. Era indiscutibile e sul piatto. In mano.
Questo matrimonio (vita di coppia) "normale" non ci sarebbe più stato, anche se da anni si credeva la sola possibilità possibile, evidente e scontata.
saltava tutto o meglio era tutto già saltato.
Un'altra situazione (forse una nuova ragazza, una nuova storia?) era sorta, era accaduta: si era già data.
Esisteva, anche se non sapevo dove. Non era quello il quadro. Era al di fuori, di quello scenario, agreste. In cui si suicidavano o morivano i tentativi di matrimonio.
O IL matrimonio... normale.
E lì il sogno si intreccia, come tutti i sogni, cioè non ha un andamento lineare.
La ragazza (la promessa.. sposa) non era più la ragazza di prima , (o la ragazza "normale"?...) era una cosa nuova: solo... "il matrimonio" non si poteva fare.
Era il quadro che non quadrava, non la persona. (Ignoro se fosse la stessa o meno, ma non credo abbia nessuna importanza.
Sono figure. poi la ragazza diventa -o è legata a..?-  sua nonna).
Per questa persona ragazza o "cosa" nuova il quadro progettato e proposto, progettato, non stava in piedi.
Ma era un disastro: per questa ragazza/cosa/sogno/mondo nuovo -che pure era reale, era quello che supportava, realizzava, mostrava la realtà- il mondo/la ragazza/il sogno/il matrimonio vecchio doveva morire.
Nella fattispecie doveva morire "la ragazza vecchia", impersonata da sua nonna.
Cioè... la vecchia (nonna della ragazza) doveva morire, per fare (lasciare) il posto alla nuova.
Nella sostanza era come se la "nuova" (..che era la vecchia sposa, o meglio "futura sposa") dovesse andare a vivere a casa della nonna, per una qualche ragione si erano organizzate così le cose (un matrimonio classico, e la "vecchia casa", con tutte le cose organizzate e scontate, le forme "già date", le posizioni delle sedie, gli oggetti). e quindi la nonna doveva andare altrove.
Ma perdeva proprio di senso e ruolo, doveva lasciare il suo posto alle nuove generazioni, alla nipote.
In questo caso al suo matrimonio, che avrebbe formato una coppia di sposi.
Ed erano una serie di riti e procedure di sostituzione. Che si erano messe in moto.
Ma in questo caso la vecchia (che erano le vecchie sistemazioni, le procedure, il vecchio... mondo, quello dato per confermato e per consolidato fino a un secondo prima) doveva morire... letteralmente, per lasciare il posto alla "vecchia" nipote. Doveva essere uccisa o si doveva suicidare (il che non era tragico o truculento; era normale. Cioè accadeva ma era nell'ordine delle cose. Come morire, come la spiga che muore per il grano dell'anno dopo). Ed... aveva già preso il veleno (o glie ra stato dato? non so se fosse suicidio o omicidio, forse entrambe le cose. Tutte e due assieme). E da questo non si poteva tornare indietro.
Cioè non c'era antidoto a questa morte, anche se non c'era nessun futuro certo, o nessun futuro pronto.
ERA... il futuro. Non più secondo il mondo pensato organizzato prima. Anche la ragazza era certa (e consapevole) del nessun matrimonio, dell'impossibilità del matrimonio.
Era solo dispiaciuta, delusa, mortificata, della dovuta ed intrapresa morte della vecchia (nonna), la quale moriva per -e sperando- un quadro di rinnovamento e di ripetizione che non si sarebbe (più) dato.
Moriva per una cosa che non sapeva e che non approvava. Convinta che nella masseria la nipote avrebbe fatto ciò che aveva fatto lei: si sarebbe sposata.
Ed il problema (davanti a me che sconcertato... chiedevo "perchè".. dovesse morire -era un usanza che non sapevo-) era che oltre alla casa vera e propria (si sarebbe potuto pensare ad altro, trovare una sioluzione alternativa) c'erano da rimettere tutti gli altri poderi, il capitale, cioè tutte le ricchezze, le potenzialità, i beni le realtà che la linea dinastica (matrilineare?) possedeva. TUTTO il mondo... doveva convergere e venire utilizzato, consegnato. Non era possibile (compreso, immaginato) nella realtà data che poteri, facoltà, stili occasioni venissero frazionati, e restassero nella vecchia collocaziuone (in dotazione alla vecchia). Non doveva più esistere il vecchio mondo, o altro che il mondo nuovo.
Con dolori (e morte) conseguenti. Di cambio di stato, di parto o di uscita dal mondo (vecchio?) di trapasso.
Il veleno che aveva preso la vecchia (e poi, per estensione, che avevano assunto i vecchi del posto... del "mondo".. il tutto era diventato un  fatto collettivo: "tutti" i "vecchi" dovevano morire, scomparire, per lasciare il passo alle giovani.. alle nuove "generazioni", questa storia aveva dato inizio ad un mutamento... generale) dava, nel fare effetto, dolori terribili alle viscere. Come aver preso un acido muriatico, che faceva effetto dopo un tempo dislocato (avrebbe efatto effetto di lì a poco), come aver ingurgitato pezzi di vetro che lacerassero le budella, staraziando chi li avesse presi (capito, fatto?) dal di dentro. Dolori... di parto?
Ma nche questo, si sapeva (tutti i parenti, i "paesani" sappevano) che aveva una durata limitata. E faceva parte "del gioco". Qualche "ora" di male fortissimo (ed "ingiusto"... "inutile") e poi tutto sarebbe finito. Morti i vecchi, il vecchio mondo i vecchi abitanti, il paese (il "matrimonio", la Pasqua) sarebbe risorto, sarebbe iniziato di nuovo il mondo, come un mattino di primavera.
Come l'alba di Pasqua, la sola pasqua possibile: non ce ne sono altre di quella che viene.

Tutto questo in mezzo a disastri inenarrabili, vigli e sbirri dappertutto, ospedali che non funzionavano, la macchian da giuosuè sotto sequestro, e forse anche gli alieni. O le invasioni "di rettiliani". Cioè mondi anomali e diversi (perversi), rispetto al... normale.
Più controlli e controllori (super..ii?), ed obiezioni e opposizioni, a muovere... "la macchina".
Un po' di compagni e un po' di Stato, rivoluzioni.
Resistenze, dispiaceri.
Un matrimonio "normale" era saltato. Con una strage di morti a rendere "irrevocabile" il fatto, e la consegna dei poderi, dei poteri, del mondo materiale (concreto, cioè il mondo "terra" in cui si vive") "ai NUOVI", alle nuove ragazze-nipoti... di un mondo che non poteva più, in alcun modo, essere dato.
A meno che, forse -mi viene in mente ora- non volessi... sposare la vecchia, e morire.

Mi sono svegliato non prettamente entusiasta (sebbene neppure depresso) ed ho fatto sogni.. più eccitanti.
Ma piuttosto con la sensazione come se fosse stato un sogno "vero", se fosse così che era. Forse ieri sera.
Forse il non poter.. tornae indietro (se qualcuno l'avesse voluto). Forse una sintesi... sognata. (ed in forma di sogno.) E' ovvio anche che la vecchia, la giovane, il mondo ero io... anche. Ero anche io.
Oltre che la vecchia, la giovane, la ragazza il mondo, la realtà. Letteralmente ed in senso proprio: perchè così funzionano i sogni. Molto di più e più intrecciato su più piani di quanto si possa e si sappiua dire a parole. Per quel poco che si ricorda.
Ma non erano.. solo un paio di stivali.

ma anche appartenere come schiavo a una Padrona. Analmente. Con o senza coda. E tutto il resto -il mondo- che si propone.
Tuo





















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