sabato 25 febbraio 2012

Annuncio





Sono una ragazza cuckold.






Nome: Diane
Età: 26
Città: Milano – Italy
E-mail: dianesub20 yahoo.it

So che l’equivalente femminile della figura cuckold è molto rara e non ho molto da dire tranne che mi sento molto sola e senza difese. Penso che una donna senza un Uomo non sia nulla e che senza l’appartenere a qualcuno sia ancora meno.
Il mio Master mi tiene in casa come una cagnolina, niente di più.
Io sono stata educata come una schiavetta da quando ero vergine, e molto giovane.
Ho molta nostalgia di quei tempi. Ma non mi sento comunque all’altezza di essere la sua donna.
Non voglio una così grande responsabilità, anzi voglio disperatamente che Lui trovi una vera fidanzata ed essere tenuta al mio posto, in cucina, senza uscire di casa, e, se vorranno tenermi, essere la loro servetta. Vorrei vederli fare l’amore mentre io debbo stare ferma magari legata, bendata, in ginocchio e posso avvicinarmi solo per pulirli con la lingua, voglio che si amino tra di loro ed io, resterò in ombra senza disturbare.
Da tempo ho desiderato una ragazza a cui volere bene e che potesse vivere almeno una parte della sua vita con noi.
Con sottomissione ed amore questa volta.
Io mi sono sempre sentita più la sua bambina, una figlia adottata che vuole solo il bene del suo papà.
Ho capito che io posso essere forse una buona seconda schiava, una bambolina bionda nelle mani di un uomo più grande e magari di sua moglie o della sua compagna, ma non credo di essere capace di essere davvero la sua Donna la sua vera Schiava.
Io vorrei essere trattata come una bimba obbediente così come tanti anni fa Lui mi ha conosciuta. Niente di più che coccolata, usata e punita da una coppia che mi controlla. Sono molto carina, giovane e bionda, credo di potervi piacere.
Grazie a tutte.
Diane


Questo annuncio a pagamento è presente da mesi su una pagina della Gabbia, luogo che ora non visito praticamente mai (cosa ci vado a fare, ora -e da quando...- appartengo alla Padrona? Non ho altra libertà, spazio d'attenzione, altra possibilità che lei, e tutto si esaurisce nell'essere suo, suo schiavo e basta; non c'è spazio o possibilità per altro, che essere "suo", il resto non ha possibilità d'esistere.).
L'annuncio che ho postato è sempre al primo posto in apertura proprio in virtù del fatto di avere acquistato lo spazio.
Sono mesi che lo guardo, mesi che ce l'ho presente, che ce l'ho... in testa.
E sono mesi che l'ho copiato/salvato, con l'idea che potesse venire tolto, un giorno di non trovarlo più.
La ragione è che mi ha colpito, e che ancora mi agita.. cioè mi tocca come vivo. Lo trovo struggente.
Al di là dello specifico (di magari facilmente immaginabili elementi che lo identificano e lo reggono, e di più difficilmente giudicabili marchi o vissuti personali che appartengono alla persona che lo propone, e alla sua storia, alla sua soggettività, alla sua specifica individualità) ci sono delle note che mi emozionano.. come accade per qualche raro libro o davanti a qualche film; immagini che mi risuonano in maniera immediatamente intensa ed a cui aderisco identificandomi con questo... sogno. Elementi che esprimono precisamente (e fortemente) delle emozioni assolute, e situazioni che le dimensionano, al di là della raffigurazione specifica e precisa.
O forse sono solo le fortissime emozioni di questa ragazza-Diane ad insorgere ed irrompere fuori dal testo, forzando il limite delle parole ed arrivano fino a chi le legge, per sè stesse. Ma l'uno o l'altro che possano essere i motivi, è l'intensità e il sapore dell'immagine a colpirmi, come nei pochi film che si incontrano "di dura violenza di strada".
Queste sono... la controfaccia della luna, che illumina questo quadro. Questo qui, da cui sto scrivendo. 
Come nelle illustrazioni forse per Verne, o di qualcun altro ottocentesco.. prima delle astronavi. Rappresentazioni in cui il quarto di luna era un volto di profilo (con tanto di occhio, di naso) che dava luce alla scena. Ora la luna... è diventata la mezza faccia del tao, quella bianca. Ed il cielo in cui si imemrge, o è appesa, è la mezza faccia nera. Esse si compenetrano e si completano a vicenda, restando sempre separate. Intrecciate.

Per finire la metafora, o la sovrapposizione, l'esemplificazione... e precisare il quadro, i contorni: non esiste la mezza faccia del tao. 
Il tao E' TUTTO intero ed è composto da due facce, indissociabili nel loro procedere, nel loro esistere.
In questo l'immagine del Tao è migliore di quella della luna, perchè quando nominiamo l'altra faccia di quella la immaginiamo sempre come qualcosa di contrapposto, piuttosto che di "compenetrato", nella sua completa opposizione; di ineliminabile, come il bianco dal nero. Il bianco e il nero non sono le due facce della luna, che sono antagoniste e non si incontrano mai, ma le due parti, o i due fronti, dello stesso Uno. 
"senza lo Yin non esisterebbe lo Yang e senza lo Yang non esisterebbe lo Yin"  -Tao Te Ching, cap. 39.-
 
Nella fattispecie (cioè in questo quadro) gli aspetti, apparentemente contrapposti, le "due gambe", che mi emozionano (e forse.. anche realmente contrapposti, come lo yin si contrappone a yang, nel Tai Chi Tu 
[Taijitu -太極圖 ] sono da un lato il rapporto, la relazione strettamente personale schiavo/Padrona, intima, strettamente intrecciata. L'educazione, l'addestramento il dressage, le torture. le punizioni, il piacere. Il servizio e il servire, l'appartenere, l'essere a completa disposizione. Nella... completa disponibilità e disposizione, della Padrona.
Questo rapporto assoluto, per lo schiavo, ed intenso per la Padrona, questa stretta (e presente, materiale) catena di dominazione. Che lega e si impossessa dello schiavo, a tutto vantaggio della Padrona, che lo possiede. Ecc.
Dall'altro (oltre l'unione -o ciò che unisce-) il distacco più totale, la più algida distanza, la separazione. Il Potere; l'ALTO e il basso, la piena realizzazione di "schiavo e Padrona". Nell'annuncio... "schiava..." al di là delle specifiche soggettività della sua persona. 
Essa qui dice: "...voglio disperatamente che Lui trovi una vera fidanzata ed essere tenuta al mio posto, in cucina, senza uscire di casa, e, se vorranno tenermi, essere la loro servetta. ". E poi ecc.
Dove l'inopportunità del "voglio" è compensata, pareggiata, e perfino permessa dall'appena successivo "disperatamente", che dà tutta l'intensità della necessità, dello struggimento per il benessere, l'appagamento del Padrone. Tanto che non lo dice a lui, voglio, ma ad un'estranea che spera diventi la sua fidanzata, e a cui dice.. si rivolge... garantisce: "voglio, disperatamente."
Un'estranea, sconosciuta, teorica e astratta e che spera che compaia, che esista e si faccia reale. E a cui offre tutto ciò che possiede, nella schiavitù: il potere ed il piacere del Padrone, che spera si realizzi e si faccia ancor più assoluto.   

"Voglio che si amino tra di loro, ed io resterò in ombra senza disturbare." promette. E (lasciando perdere "il padre"...) poi "io posso essere forse una buona seconda schiava, una bambolina nelle mani di un uomo... e magari di sua moglie o della sua compagna, ma non credo di essere capace di essere davvero la sua Donna o la sua vera Schiava" e lì addirittura si dimette, si degrada dall'essere anche solo Schiava. O... "prima schiava".
Dove la schiavitù è totale (mi pare). E quindi bellissima e assoluta.
"Vorrei vederli fare l’amore mentre io debbo stare ferma magari legata, bendata, in ginocchio e posso avvicinarmi solo per pulirli con la lingua" e questa è chiaramente una fantasia (difficile "vederli" mentre si è "bendati", "avvicinarsi" mentre si "è legati"..) che gli prende la mano ma invece è anche bella, sincera, perchè comunica l'intensità del desiderio, dell'accorato appello,... "disperato".
"Io vorrei essere .. usata e punita da una coppia che mi controlla.": e non una coppia qualunque, ma la coppia formata dal
Suo... Padrone! E qui finisce, l'intensità di questo appello-annuncio, di questa disperazione. Della schiava che vorrebbe avere un Padrone, che oltre ad avere lei e ad essere padrone assoluto avesse anche una vita (di relazione) "normale", una compagna una moglie una fidanzata, qualcosa, e che questa relazione la trattasse come la sua (la loro) schiava.
Fuori da quell'intimità assoluta che si crea nella relazione esclusiva schiavo/Padrone e che diventa poi specchio, complicità, legame.
Lei chiede quella differenza fra Yin e Yang che si fa completa, fra monte e valle, alto e basso, sudditi e "Duchi" (nelle diverse traduzioni).

"...
Vacillerebbe
lo spirito senza di esso.
Si dissolverebbe.
La valle senza di esso
si prosciugherebbe (perderebbe la capacità di attirare le acque).
Gli esseri senza di esso, che li fa viventi,
svanirebbero.
I sovrani senza di esso
non emanerebbero la calma, decisa influenza ordinatrice .
Il nobile poggia sull'umile
Il sublime (il superiore, il complesso) poggia sul semplice."
(Sempre il cap. 39, in una qualsiasi traduzione).

E questa è la seconda gamba, come schiavo, che mi inquieta e mi emoziona.
L'intimità e l' "unione" derivata dalle torture (punizioni servizi umiliaz, ecc, "educazione") (o posata su questo)... è la prima,
e il distacco, servire una Padrona che ha (relazione.Relazioni...) con un uomo -o uomini- suo(suoi) pari la seconda.
Il venire conosciuto e riconosciuto, percepito come... schiavo, in relazione con persone che sono conosciute e riconosciute come "normali" (pari), che a loro volta conoscono e riconoscono... trattano.. la Padrona come Donna libera e uguale, e lo schiavo come schiavo (siano essi Master o no) rende e certifica, da fuori, l'esistenza di schiavo e Padrona, come dire... la concretizza (o riempie) e la sugella. (Che poi si sa: Uomo... -maschio... femmina..- non è così assolutamente inevitabile, certo che l'appartenenza allo stesso sesso stabilisce uno specchio, un confronto ineliminabile fra ruoli (e quindi soggetti coinvolti) una gerarchia. Fra uomo-donna "libera/i" e lo schiavo, di sua proprietà e... pertinenza. Fra il servire, essere nel dominio, ed essere Padroni. e quindi tutto il castello.. d'esperienza.)

Al di là di "pulirli con la lingua" o meno, ma come realtà concreta e vera.
Come essere schiavo a una Padrona. E da questo ne discende un mondo: cioè come essere "schiavo" ad altri in virtù -e per necessità- di esserlo di (di una, della) Padrona. Come coerente estensione, estensione legittima e necessaria.
E come essere Padrona e Donna "normale", cioè come Padrona avere una vita da Donna libera, e non castigata.
Cioè essere Padrona. E Padrona di uno schiavo nella fattispecie.
Bdsm puro, e non solo dominazione... matrimoniale.
Femdom e bdsm insieme, la pratica che si fa erotica e non solo teorica o culturale.
Ed oltre ad erotica, strutturale (e spietata, a-morale) sul potere. 
Femminile, femdom, in questo caso.

Si aprono abissi di paura, e di attrazione, da e con (su) questo annuncio.
Abissi di abiezione. Di paura e di timore, e di attrazione, in questo caso.
L'abiezione è per mutuare Genet. Il timore e l'attrazione, vengono dal tao.
L'eccitazione e la dominazione, dal bdsm... puro.
O dalle pratiche urbane di delirio (estatiche..), sconvolgenti, e di liberazione.
Ovvero sessuali estreme.

La seconda gamba e l'inquietudine, la paura-attrazione, estrema.
Gamba su cui si regge... alla lunga.. il sistema. In coppia con l'altra. Insieme con la dominazione, il sadismo, la sessualità, ecc) esclusiva ed individuale.
Terribile corno, corni, della questione.
Che pongono le condizioni in termini estremi, e quindi orgasmici.
In una realtà sociale (e quindi personale) altrimenti ottusa, ovattata. E quindi scontata. Protetta, o appiattita. Banale e quotidiana prigione di vita.
Nella realtà occidentale normalizzata. Diverso sarebbe fra i canaloni del messico o sotto le rupi del cervino...
Ma qui o in altre realtà quotidiane si è impastati, travolti e determinati da esperienze come le inquietudini dell'IMOB. Che si fanno totali.
Un po' come in Stanlio e Olio, come "fischiare in giardino". E voglio capire come si sposta qui, come possibili modi -magari sessuati.. - la castanediana e quotidiana "prima attenzione", per prepararsi e praticare nel "nagual", che è spietato.


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