Tremiti in tutto il corpo stamane, per
poche frustate. (pochissime frustate a dire il vero, una cosa
praticamente ridicola... sessioni di forse cinque minuti. Una
manciata di minuti. E per di più -me ne rendo conto- leggere. Quasi
vergogna in questo, per la pochezza del mio saper stare.)
Tremiti fino a quando preparavo la
colazione, che han continuato.
E poi anche oltre, che percorrevano
tutto il corpo, mentre ero già con la tazzina in mano.
Tremiti, e tremori, per poche frustate;
e non solo.. per le frustate .
Per... come chiamarla? Non ha un nome,
che non sia il suo: non ce l'ha per me. Qui, per Madame.
Tremiti e tremori che attraversano il
corpo dall'alto in basso, e dal basso in alto, e attorno,
impossessandosene e facendolo vibrare. Per la frusta e per Madame
insieme.
Quanto la sento vicina in questi casi:
quanto la sento...
E' una totalità intima che trascende
il gesto, il fatto: la sento intimamente e totalmente; il suo
dominio, la sua libertà e potere.. il suo piacere. Tutto passa
attraverso o insieme alle frustate. O attorno, o immediatamente dopo.
Ed appartenerle, essere suo: mi sento
voluto. Tutto questo oltrepassa ovviamente il pensiero. E diventa
“stato”. Essere completamente suo, nel corpo e nella mente, senza
il controllo di questa.
Essere, anche attraverso il dolore. Che
diventa (e contemporaneamente è..)
il suo piacere.
E
non solo. È dominio, possesso, sopraffazione. Goduta e sostenuta,
dichiarata. Autorità piena.
Solo
con qualche piccola frustata.
Vorrei,
se potessi avere desideri, essere da lei educato. Addestrato,
abituato (e non è cosa che possa passare per la mente: è solo
“pratica” -e noi sappiamo che questo ha piene valenze spirituali.
Per tutti, per tutti e due) a sopportare -e quindi subire- ampi... e
dignitosi livelli di frustate.
Ampi,
perchè il suo piacere possa essere di soddisfazione, con agio,
dispiegato. Sufficientemente lungo da poter essere apprezzato, e
comodo. Protratto e lento, studiato. Ricercato.
Con
spazi d'azione e di manovra.
Dignitoso
per me, perchè non abbia ad averne continuamente vergogna. Di fronte
a lei (e altri), al piacere. Ed per ultimo di fronte a me.
Se
potessi avere desideri o richieste, questa sarebbe una.
Di
poter servire (qui, questo) in maniera diognitosa.
Gratitudine,
oggi, per tutti questi tremiti, che mi muovono a lei. Che mi fanno
sentire lei, che mi sciolgono a lei, che mi fanno percepire la sua
dominazione e il suo piacere
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