venerdì 1 giugno 2012

Oggi














Ha... ragione, la
PADRONA.
Ha doppiamente ragione, successivamente, su due argomenti diversi. (Sui fiori/orto, ed altro)


Lo schiavo ritiene, che dovrà abituarsi a darGliela... per principio. Per atteggiamento e modo. (di pensare.)
Per reazione.
perchè Le è DOVUTA (in maniera radicale...) e PERCHE' CE L'HA.

(E non perchè ce l'abbia sempre avuta.)
Il cambiare del mondo.. per lo schiavo, del Bdsm, fa sì che oltre che sui lavori, sugli ammiratori... e su quanto accadrà, LEI abbia anche sempre RAGIONE... -e ragione davvero-  IN QUANTO PADRONA.
Cioè che questo cambi anche il bilancio delle ragioni e torti, SPOSTANDOLO verso l'aver REALMENTE RAGIONE.
E lui doverla subire. C'è da imparare.

Hai ragione la Padrona. Aveva...  ragione.

Un inchino.








e-mail delle 8.51.




“Divento sempre Più Tuo…  (Non posso farci niente)


S.m.s. delle  11.15.




prosegue



Man mano, passo passo, me ne accorgo.
Mi arriva come sensazione, dolorosa- piacevole/ insieme.
Mi sento, “sono” quotidianamente più TUO. E questa è una situazione, una condizione tanto più distante da una dichiarazione teoretica, o di principio, in quanto è al di fuori da ogni qualsiasi argomentazione, o confutazione.
Mi SENTO, me nonostante, via via meno “sganciato” (nella mia essenza) dalla servitù, sottomissione, schiavitù a Te, che non è più (diventa) una COLLOCAZIONE.. ma diventa l’UNICA esistenza.
Non essere altro che appartenerTi, non  aver altra vita che EsserTI, disperatamente (da altro..), felicemente (da questo). La vita… la vita vissuta come appartenenza, o meglio… come pertinenza.
Essere una Tua, padrona,  pertinenza (considerare i Tuoi orari, cosa mangi –e se mangerai- avere dentro di sé, nella carne, il Tuo GIORNO Libero… chiedersi/dispiacersi se pioverà, FELICE che Tu non sia al lavoro, per TE.
Felice come non lo sono mai stato, partecipe di un Piacere (di una condizione) che non è il mio, eppure questa sovrasta..  la mia giornata.
Ed in questo servirTi, ed in questo sperare che TU non sia mite, o grata, ma sia vieppiù ESIGENTE, vieppiù  faticosa, la tua presenza, per IL TUO PIACERE.

In questo essere/sentire, in questa emozione d’anima e di cuore (che si fa argomentazione e parola solo per cercare di tradurre… il silenzio, l’indicibile, il non detto, l’essere solo come sensazione, attenzione, desiderio di esserti, e di TE (ma non te come Presenza, ma di Te come ESSERTI, come esistenza)…
In questo, e in altro (non dicibile, o non dicibile qui,  in due minuti), la sintesi o un pensiero, in Strada Nuova.

“Ti appartengo ogni momento di più, passo passo, ogni giorno.
TI SENTO, Ti Appartengo, non so pensarmi SENZA di TE, Padrona.
Diventa/o ogni giorno, materialmente… più Tuo. Come non si era detto o, se si era detto, non era se non in astratto.
Ed ora diventa inesorabile, dipendenza, doloroso e felice. Costretto, legato, frustrato eppure come un suono di trombe, assolo.
Come la tromba, strumento, sta all’Artista che la suona.
La tromba, senza questo è muta.
Non vale nulla in suo angolo, depositata.

La frase, l’illuminazione la luce è stata questa:
“TI appartengo, sono sempre più Tuo… mano a mano che tu sei meno meno “mia”.
Ma non sei già “mia… non “appartieni”. Eppure questo accade.
Eppure c’è una dinamica in atto, un movimento.
Che percepisco accadere. Drammatico, bellissimo, estremo.
Ed allora (forse, si potrebbe dire. Mi è venuto…)
Ti appartengo, sono sempre (ogni giorno) più TUO. Nella stessa misura (o allo stesso modo) in cui TU non sei “mia”, ma PADRONA.
Sono come due piatti della bilancia che si bilanciano; tanto più e dell’uno, tanto più e meno dello stesso (o più del suo contrario, dell’altro). E come un equilibrio idrostatico, collegato, legato, corrispondente. Una situazione con due fattori, che si distanziano e si bilanciano, per produrre un equilibrio e una relazione, una condizione non disarmonica, ma armonica e bilanciata. Cosa che io non sapevo.
Cosa che non avevo mai saputo, mai provata, mai immaginata.. in questo modo.
Perfetta e perfetto, come un orologio.
Con una logica inesorabile, chiara come una meccanica di precisione.
Sono sempre più TUO, nella stessa sostanza, e dipendenza, di quanto TU non sei “mia”. L’essere TUO bilancia e sublima, copre e sostituisce.. riempie… il Tuo (ogni giorno) non essere Mia (eventualmente..), ma essermi PADRONA.
Ed è precisamente, corrispondente. L’uno dà spazio, e prende, all’altro, e il vuoto che si crea viene riempito, inesorabilmente . come in doppio alambicco, matraccio, alchemico (il doppio “pellicano”) dove ognuno travasa all’altro l’essenza, la quintessenza, del proprio contenuto. O DI QUEL proprio contenuto. E’ come (o senza il “come”) un sistema chiuso, vuotandosi A (o di A) si riempie B (o di B), inesorabilmente.
Esserti è non-essermi, appartenerti E’ non appartenermi, in un sistema di vasi comunicanti (la relazione fra a e b), in cui non può esserci perdita né quadagno: non può incrementarsi né annichilirsi.
Perché Ti sia, non può essere che TU mi sia.
Così si è chiuso in Strada Nuova, come una formula o una poesia.
Probabilmente sarò completamente Tuo (solo Tuo, totalmente Tuo..) contemporaneamente a quando TU NON SARAI per niente (IN niente…) MIa.
In (a da) quel preciso momento, contemporaneamente, mi avrai TUTTO per te.
A te, completamente. Oltre il pensiero e la mente. Come schiavo, Tuo, dentro di Te. O TU dentro di me. Al di là di qualsiasi desiderio o fantasia, proprio perché non può esserci spazio, per altro. Per nessun elemento di disturbo, o di confusione. Di restanza o rimanenza.. conflittuale. Cioè disturbante, in auto conflitto. Come si dice in psicanalisi forse, di “confusione”.
Si completerà questa strada, forse (così mi pareva) quando TU non sarai per niente “mia”, per quanto poco sia.
E sarà la liberazione: schiavitù e potere. Schiavitù e piacere, perfettamente separati. E perfettamente  UNO, come tuorlo ed albume. Come schiavo e Padrona.
E’ stata emozione. Anche se magari… era un’ “illuminazione “ strampalata.
Ma non pareva. In una sua qualche sensazione. Non nella traduzione, che ne ho fatta in parole.
Intanto e nel frattempo, come scrivevo… “sono sempre Più Tuo.”
Ne risparmio il dettaglio. Ma è così, che sta andando.
Persino disperata da tanto è intensa. E “felice” (fra virgolette, perché è una contraddizione linguistica). E vera? Forse è giusto “vera”, come parola.
 Come condizione in cui non ci sono misure.
Parole.
Ma esserti. Essere ed esserTi … schiavo. Padrona.

Mi inchino e bacio ogni punto dei Tuoi piedi. Sperando di essere guardato dall’alto in basso: come uno che BACIA, i TUOI PIEDI. UNO SCHIAVO. O Il TUO schiavo.
(Ma non è il possessivo ad essere significativo. Sono i sostantivi, e il loro darsi..)
 Per essere… TUO.

Come ogni giorno, scombussolabilmente, incredibilmente, inimmaginatamente ed in saputamente (all’insaputa della mente..) avviene.
Grazie  di questo dono. Di esserTi schiavo. Che non ha niente, e non “deve avere nulla.. del “dono”, ma dell’ESSERE PADRONA.
E il Tuo Piacere, I TUOI PIACERI… sono la ragione e il piacere di esserTi schiavo.
ESSERLO DEL TUTTO, oggi sembrava che fosse quando TU mi FOSSI COMPLETAMENTE PADRONA; che dipendesse (anche questo), da Te.
Sembrava bello vederlo così. E vederlo diventare ogni giorno.. di più.
In molti o in tutti modi, ed anche in modi che non conosco.
Ma che rifletto nel diventarti , sentirmi.. ESSERE.. ogni giorno più schiavo.
Grazie, con tutta l’inquietudine e i tremori del caso.
Tuo.







come una barca nel mare










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