lunedì 7 maggio 2012

Estetica, e... fiori per Madame













Oggi la Padrona mi ha fatto il dono di rimanere inginocchiato al fianco del suo tavolo mentre pranzava.

Ho potuto esserLe così vicino, guardarLa. (ovviamente dalla vita in giù...) Godermi la Sua PRESENZA, forse un pochino del suo odore, ammirarLa nei suoi abiti (gonne corte..) e guardare le sue calze.
Il Suo Piatto.. e SENTIRLA.. mangiare...

C'è un estetica, in queste situazioni, nel fare queste cose.
C'è un'estetica in molto del BDSM, se non in tutto.

L'estetica è regole, rispetto delle forme, rigore. L'estetica è silenzio, coerenza, armonia.
E' immediatezza e distanza, vuoto e buio, o luce abbacinante.
L'estetica è il piacere autocompiacentesi, e lo sguardo aristocratico su merda e sputo.

L'estetica E' il potere, il subirlo, e la Dominazione.
L'Estetica è esigente;. Non ha fretta,  non è generica o approssimata.
per quanto possa essere assolutamente poco formale.
un ramo troncato da uno svettatoio, solo con un fiore e le foglie destinate a morire, non ha nessun rigore formale, in una composizione di ikebana. E' la nudità, la solitudine la morte e la vita che lo fanno un canto, una vita appena  neonata, e una gola squarciata.








L'estetica è avere uno schiavo in ginocchio, mentre si mangia. Mentre la Padrona pensa al suo piatto, al cibo, ai sapori che osserva. A seguire i sentieri e le sensazioni, seduzioni del gusto (ricordi, refrain), con uno schiavo inginocchiato per terra, volutamente (CONSAPEVOLMENTE) meno importante di una tegolina, importante come lo spillo che tiene infilzato il ramo, che si guarda, nella composizione che scende sulla tavola, sopra la  la macedonia o il trionfo di frutta, che si sta mangiando.



Quando poi se n'è andata, mi ha ordinato (e mi ha concesso) di mangiare i suoi avanzi.


Ora, quanto bello è -da un certo punto di vista /altro è la convivialità, l'abitubine o la comodità, ad esempio/- la padrona che mangia da sola, lo schiavo in ginocchio / o in piedi in un altra stanza/, immobile in silenzio che rende onore (o sacralizza/ la Padrona che mangia.
Nessun'altra attenzione, nessun movimento, se non a LEI che assapora il suo pasto. Anche se la posizione, E LO SCHIAVO, è perfettamente inutile ai fini del pasto

E poi, quando la Padrona esce, lo schiavo che si muove e ne prende il piatto con gli avanzi. Quali che siano gli avanzi. E magari in piedi in cucina, o in un angolo, mangia questi in silenzio, concentratissimo... sul pranzo ormai finito.. della Sua Signora.
Sui sapori che ha provato, sui suoi gesti, sul boccone di pane che ha appena sbocconcellato, sull'osso rosicchiato. E ne continua il rito, divinizzando il Suo mangiare. Il suo cibo e il Suo mangiare, La Sua BELLEZZA, di donna in Strada.

Così come sotto il tavolo, dove riceverne un boccone masticato, la saliva e lo sputo, oppure rifiutato.
Come se fosse perfetto (se tutto questo fosse secondario, risibile, inesistente, Provenendo da LEi )

Nella fattispecie, oggi, la Padrona mi ha ordinato di finire, di mangiare delle verdure non solo avanzate, ma che si stavano disfacendo, o prendendo un gusto di più che stantio, inacidendo.
Che piacere (ovvero che Bellezza, che di nessun piacere si tratta, se non di questa) mettere il cibo avanzato dalla Padrona, tutto, più le verdure in decadimento... tutto nella stessa ciotola (che poi per fortuna di ciotola si trattava, senza badarci), con dei resti di formaggio grana restati in un'altro piatto,  i diversi ingredienti avanzati dal cucinare la cena precedente... mescolare questo senza scegliere, o accettare, scartare alcunchè, senza curarsi della coerenza o dell'insieme finale dei resti pietanze e, senza neppure sedersi, cogliere col cucchiaio dalla ciotola, trovando i sapori della Padrona. Per.. la Padrona.
Lei seduta, che sceglie, lo schiavo in piedi, che non sceglie, e finisce i Suoi scarti. Senza sapere che ha assaporato di più la bontà degli elementi.

C'è un'estetica, nel dismettere la critica (e nel coltivarla con puntualità attenta, della Padrona), nella differenza (differenze) fra Padrona e schiavo.
Un'estetica che non può essere uguale, eppure è la stessa.

Il BDSM è estetica dalle posizioni di comando, dagli ordini di comando, ai segni delle frustate.
al rispetto, verticale ed orizzontale, della gerarchia, alle posizioni per terra o sul divano.
Dalle unghie smaltate della Padrona a quelle rotte di terra del'orto dello schiavo.
Dai rossetti ai moschettoni con cui si attaccano agli anelli i bracciali.

In questo, a mia opinione, è bellissimo e doveroso avere davanti a sè lo schiavo nudo, da punire. Non ci fossero venti gradi sotto zero. uno per le caratteristiche di nudità ed abito, gestite dalla Padrona.
Potrebbero essere l'una o l'altra, alternate (non sempre nello stesso verso) a seconda della situazione. Non sempre necessariamente uguali (spesso diverse) per  loro due.
Due perchè lo schiavo, quando gli si lascia su qualcosa, pensa che probabilmente lì non verrà toccato. Violato, punito. E quindi si crea delle zone franche, nella propria mappa mentale. E dei luoghi dove mettere attenzione, per cogliere o evitare il dolore.
E magari nessuno gli bastonerà mai i piedi, ma è orribile vedere uno schiavo appeso a un trave con orologio da polso e calzini. E scomodo e non gradevole prima legarlo e poi slegarlo per togliergli la maglietta. Fotografarlo in mutandoni e canottiera (anche se alcune volte, rarissime volte) può essere degradante, volutamente degradante, proprio lasciarlo mezzo vestito. O urgente. O indifferente.
Ma in generale, io credo alle punizioni nudo, ed alle sessioni educative. Nonchè a quelle vintage, e a quasi tutto il resto. Nudo e accessibile ovunque. Anche perchè si sente (ed è) più vulnerabile. meno protetto, meno difeso. Dagli sguardi ai pizzicotti alle fruste, ai morsetti o mollette.

ma questo è un discorso sull'estetica, che come diceva Fabrizio diventa l'angolo con cui si tiene piegato il braccio, ed è un discorso ed un percorso lungo, che conduce alla dominazione ed al controllo (all'educazione) corporale. Alle posizione e alle posture. Angoli, linee, curve.
Prendere, obbligare TUTTA l'attenzione dello schiavo, applicazione obbligo concentrazione (progressiva, che non si nasce atleti o ginnasti) come nel Kuchipudi, quella danza indiana in cui si controlla, e si muovono diversamente e contemporaneamente, per ragioni precise e diverse, TUTTE le articolazioni di tutte le dita delle mani, tutte le articolazioni del corpo, i muscoli gli occhi e perfino i diversi anelli della spina dorsale, e tutti imovimenti creati da questi movimenti insieme. Che si modificano una volta ogni secondo, ogni due secondi.


Considerazioni sull'estetica oggi. E sull'appartenenza, di tutto il corpo e di ogni cosa ogni movimento o postura dello schiavo, alla Padrona. E sulla totale attenzione a tutto questo, e a LEI.
Che Le è dovuta, deve esserle donata e tributata, dallo schiavo.
Pena la frusta. E a questo puntto le frustate diventano centinaia di milioni, al giorno.








































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