postavo ieri.
Cioè.. finivo ieri; concludevo ieri.
Ora ci sono stati i fatti, ed anche le conclusioni..
Ieri sera ho passato 8 ore chiuso in macchina, di cui sei a guardare il culo di una Punto blu,
posteggiata davanti a me. Perfettamente illuminata dai lampioni dell'illuminazione stradale, in una stradina laterale.
Più un'altro paio a piedi o in autobus, per rientrare alle quattro di mattina. dalle sei di sera.
Fine della serata. Senza mingere, bere o mangiare.
Il che richiede poche righe, per essere adeguatemente riassunto.
Nè ha alcunchè di drammatico, di notevole, o di sconvolgente.
Cioè una sera normale, banale. molto banale.
Il tutto non è niente di strano, per uno schiavo.
Anzi diciamo che è assolutamente possibile per uno schiavo. Anzi, potremmo dire che è il possibile quotidiano, per uno schiavo.
Anzi diciamo che è il normale possibile anche per un sacco di gente normale, senza essere schiavi.
C'è chi lo fa normalmente solo per andare a tuffarsi in una tinozza chiamata mare, d'estate. Nei week-end d'estate. Per cui lasciamo stare Amnesty International ed i contratti dei sindacati.
Il problema è che la gente normale quando gli accade così si incazza come una iena.
E ad uno schiavo è proibito incazzarsi, ma proprio per statuto.
Restando chiaro che la Punto ha un culo orribile, anche studiato per ore.
Anche studiato per ore senza mingere e senza mangiare. Anche posteggiata davanti in una stradetta laterale. Ma su questo non ci piove. La Fiat fa macchine orribili: punto. Appunto.
Ora, posto che questo è il possibile QUOTIDIANO (o uno dei possibili quotidiani) dell'essere schiavo, che cosa se ne può dire?
Cioè.. finivo ieri; concludevo ieri.
Ora ci sono stati i fatti, ed anche le conclusioni..
Ieri sera ho passato 8 ore chiuso in macchina, di cui sei a guardare il culo di una Punto blu,
posteggiata davanti a me. Perfettamente illuminata dai lampioni dell'illuminazione stradale, in una stradina laterale.
Più un'altro paio a piedi o in autobus, per rientrare alle quattro di mattina. dalle sei di sera.
Fine della serata. Senza mingere, bere o mangiare.
Il che richiede poche righe, per essere adeguatemente riassunto.
Nè ha alcunchè di drammatico, di notevole, o di sconvolgente.
Cioè una sera normale, banale. molto banale.
Il tutto non è niente di strano, per uno schiavo.
Anzi diciamo che è assolutamente possibile per uno schiavo. Anzi, potremmo dire che è il possibile quotidiano, per uno schiavo.
Anzi diciamo che è il normale possibile anche per un sacco di gente normale, senza essere schiavi.
C'è chi lo fa normalmente solo per andare a tuffarsi in una tinozza chiamata mare, d'estate. Nei week-end d'estate. Per cui lasciamo stare Amnesty International ed i contratti dei sindacati.
Il problema è che la gente normale quando gli accade così si incazza come una iena.
E ad uno schiavo è proibito incazzarsi, ma proprio per statuto.
Restando chiaro che la Punto ha un culo orribile, anche studiato per ore.
Anche studiato per ore senza mingere e senza mangiare. Anche posteggiata davanti in una stradetta laterale. Ma su questo non ci piove. La Fiat fa macchine orribili: punto. Appunto.
Ora, posto che questo è il possibile QUOTIDIANO (o uno dei possibili quotidiani) dell'essere schiavo, che cosa se ne può dire?
Che non c'è
nulla in questo che non possa essere, che non debba accadere. Basta non pensare
che sia una cosa entusiasmante, eccitante, o frizzante. Ma non sta scritto da
nessuna parte che uno SCHIAVO debba vivere cose entusiasmanti o eccitanti.
ANZI. E l'anzi va sottolineato.
Uno schiavo
non "deve" proprio, ma proprio per nulla e da nessuna parte.
Basta
infatti non pensare.. che sia così.
E non tanto
per la possibilità di mingere, o la possibilità di mangiare: risibili cose,
dette per far colore, e che uno schiavo non ha nessuna ragione di pensare che
gli debbano venire considerate. Anzi.
Ed anzi
sottolineato TRE VOLTE. Quattro, sei.
Basta
considerarla come una serata eccitante come è eccitante rammendare calzini, o
entusiasmante come pulir canne fumarie, stuzzicante come vuotare con i denti il
vascone delle carpe morte.
E' stata una
serata particolare.
Non c'è
dubbio che ne abbiamo vissute di più movimentate o particolari, originali.
Dunque, otto
ore in automobile per fare trentadue chilometri... non è un gran viaggio.
Ritornare a
casa con il buco notturno degli autobus perdendoli per di più per un minuto...
non è che faccia diventare la serata ancora più interessante. Dover decidere se
ritornare a piedi, stare in auto altre TRE ORE, o scavalcare cavalcavia per
cercare autobus senza tabelle degli orari... non rende interessante neanche
sapere quale sia stata la soluzione. Forse tutte tre insieme, sbagliandone una
dietro l'altra.
Il problema,
finale, non è che lo schiavo si sia annoiato.
E'
abbastanza abile o capace di non annoiarsi neanche se l'avessero messo con la
testa nel vano motore, ed inventarsi la serata.
Il problema
non è neanche che non si sia appassionato (appassionato a cosa poi? al culo...
della Punto? Non ha niente di appassionante): questo sono solo cazzi suoi.
(Vedasi il paragrafo sul piacere, o sull'eccitazione.). Divertito o eccitato.
Irritato, annoiato. Il problema è non "immaginarlo" appassionato
(divertito, o irritato.). Il problema è immaginarlo come un vano motore, o con
la faccia come il culo di una Punto rispecchiato. Ed allora lo si vede.
Il Bello, il
significativo l'eccellente sarebbe che La Padrona a questo, di questo, si fosse
gratificata e divertita. Oltre che delle Sue cose. Ma uno schiavo non può
sempre divertire o appagare la Padrona, per cui questa ipotesi può andare
serenamente buca.
E può
essersene strafregata. Rammaricata, annoiata. Dimenticata o trascurata: può qualsiasi
cosa.
E l'unica
cosa magnifica (forse), per lo schiavo, è NON SAPERLO.
Ma noi ce ne
strafottiamo di cosa sia magnifico per lo schiavo. Per fortuna . E quindi può
accadere (rgli) QUALSIASI cosa. Può saperlo o non saperlo, chiederselo e
saperlo, o non saperlo, o non chiederselo e viceversa. PER FORTUNA non ce ne
frega un cazzo, non abbiamo problemi di sorta.
Questo è il
bello di Padroni (PADRONE) e schiavi: che la cosa è risolta totalmente,
a priori.
E quindi
cosa rimane, per lo schiavo? Una cosa negativa (al di là dell'arco dell'intera
nottata).
E di cui in
parte non è colpa di nessuno, e neanche di lui.
E cioè che
riteneva la sera di dover essere sveglio, per la Padrona. Per qualcosa. Per
LEI.
Cosa che non
è stata affatto vera. E così, avendo lavorato la sera prima fino alle 11 e
mezza, ed essendosi alzato alle cinque, alle cinque del pomeriggio, avanti un
crollo dovuto anche a com'era andata la giornata, si è fatto un mezzo caffè per
la sua Signora.
Così,
complice la comodità della macchina, la luce dei lampioni e chissà.. forse il
numero di targa della punto... complici gli autobus scomparsi ed il rientro a
nuoto... è finita che questa notte ha chiuso l'occhio per un'ora e ventotto
minuti.
Cosa che lo
entusiasma assolutamente poco.
Avendo il
dovere oggi -nella sua testa, da casso- di FINIRE L'ORTO. Il dovere per altri
di lavorare del suo lavoro, ed il dovere... civico oltrechè sottomesso, di
pulire la bottiglia di Verduzzo esplosa sui mobili della cucina della Padrona,
bucati vari e cento lavori trascurati.
E vede sorci
verdi di mattina, e li vedrà tutto il giorno, non essendo abilissimo nel sonno
diurno.
Anzi per
niente. Anzi per nientissimo quando non ha dormito e ha del caffè in corpo.
Più
l'inamovibile culo della punto, chefarebbe esasperare un santo. E di cui ha
fatto una fatica ininterrotta e boia per non fissarsi nella retina e nella
mente i numeri della targa, che gli sarebbero venuti in mente il giorno del
giudizio universale.
Insomma, una
serata particolare. Una notte... insonne. Otto ore di macchina per trenta
chilometri; più tre opzionali.
Il culo
della punto in via adua, o adis abeba.
Per tornare
a piedi.
Sere da
schiavi.
Sperando che
così almeno vengano riconosciute (e se fosse magnifico apprezzate. Godute)
dalla
Padrona. E non come una sera emozionante od appassionata. Incuriosita,
desiderosa di qualcuno, di qualcosa. L'unica cosa che si bramava era il letto,
e pisciare.
Non è venuto
nè l'uno nè l'altro.
Poco male.
E' PERFETTAMENTE essere schiavo. Della Padrona.
Ah, e che il
fuoco di Armaggedon distrugga tutte le Punto, in tutte le vie di Adis Abeba.
Ne verrà
solo una giornata di umore più di grigio, ma per non avere dormito. Per gli
autobus delle tre del mattino, per l'orto da finire di malumore.
Nient'altro.
Nient'altro.
Si spera che
per la Padrona sia stata una bella serata.
Ma... Non è
necessario che lo sappia, postavo ieri. O forse è bello che non lo sappia
(perchè non tutto deve quadrare, per uno schiavo. Non tutto deve sapere. Anzi
nulla, o quasi. Deve solo essere schiavo della Padrona. E questo deve essere
tutto, per lui. Non le ragioni. I motivi, le sucessioni. Gli eventi.
Essere
schiavo, e non avere valutazioni. Non potersi permettere valutazioni.
Nè saperi.
Nè vederi. Questi devono appartenere alla Padrona.
(Così) non
c'è conflitto di valutazioni.
Buona
giornata a Lei. Che dorme ancora.
Vado a
zappare. Che è quasi ora in cui si può far rumore.
Sarà una
giornata piena. E dura, credo.
prima
svengo, e meglio è.
Purtroppo
per me.
In tutto questo, lo schiavo COMUNQUE
ringrazia La Padrona. Per averlo portato con sè. Per averlo VOLUTO, anche se
per sei ore praticamente nel posto di Aldo morto. Ed anche per questo: perchè questo
(anche questo- o precisamente questo? chi lo sa...-) lo fa schiavo, cioè
Suo.
E questo è meraviglioso. EsserLe.
AppartenerLE.
Grazie
Padrona. Grazie per avermi. Volermi. Tenermi .
Grazie in ginocchio, davanti ai Tuoi piedi. Se.. Vuoi, se lo permetti.
Tuo. così.
Ai Tuoi piedi, prostrato. Nudo, per servirTi.
Grazie in ginocchio, davanti ai Tuoi piedi. Se.. Vuoi, se lo permetti.
Tuo. così.
Ai Tuoi piedi, prostrato. Nudo, per servirTi.
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