mercoledì 30 maggio 2012

Strani pensieri

















Fanno male.
ma... purtroppo... sono costretto a dire.
(Forse) fanno male come è giusto provare male, essere attaccato, legato al male – per Sua volontà- quando si riassetta o si fanno lavori IN CAMERA DELLA PADRONA: il modesto, tollerabile dolore pone nel giusto modo di sentire la “sacralità dell’essere”
-uno da soli, e quindi altrimenti con uno spirito di quasi padronanza, indipendenza, o quasi indifferenza
-due nella Camera della Padrona, fra i suoi mobili, i suoi cassetti, le cose che potrebbero esservi, o Sue cose personali. Muoversi in quegli spazi, mettere o manomettere le cose, aprire luoghi chiusi. Una certa invadenza, un potere una discrezione. Un comandare le cose. DELLA Padrona. Meglio che comandi sopra Lei, che venga prima Lei, nel dominare, nell’ORDINE di dominazione.
-tre essere nella Sua Camera (come ovunque, ma sommamente lì) esattamente, dove Lei dorme, gode, dove passa molte ore al giorno (il numero maggiore di ore al giorno, in relazione alle altre attività) mette in relazione con Lei, muoversi allo stesso modo.. in piedi, camminare, spostarsi, prendere liberamente una cosa in mano, liberamente pensare, riporla... forse una condizione di dolore, di tensione, di attenzione (soprattutto legata al SUO PIACERE... ) riporta al giusto modo di essere, a LEI e nei Suoi luoghi.
Ma la cosa è forse avventata: non vorrei che diventasse un modo; un dover aver sempre qualcosa che stringe, che dà dolore, quando faccio i lavori in stanza della Padrona, per averLa giustamente presente e per darLe piacere.
Per quanto sapere che quando lo schiavo è in camera tua ... sempre soffre... prova dolore, per Te, mette deposita pensieri di dolore, dona, per il PIACERE della Padrona, e lo fa come continuo dono di sé, a Lei, e sulle mensole sui comodini, si depositano micro particelle.. molecole di dono, alla Padrona, di dolore e di sé... sempre volentieri donato, e in sottomissione, e sempre per il suo Piacere, non è un’impressione schifosa, per crearvi un’atmosfera. Per sentirvi lo schiavo, per sentire La Padrona.
Che entrarvi sia dolore, e desiderio di entrarvi insieme.
Che non si separi la Padrona (la sua camera) e il desiderio (o meglio la disponibilità, l’offerta la dedizione) a soffrire per Lei, a subire e servire il Suo Piacere, Lei. Come a una divinità, del piacere. Fare offerte al Suo piacere, donarsi.
E questo sia sempre, come piccolo segno d’appartenenza. Come presenza.
Come sottomissione. E giusta posizione. Collocazione.

Guarda che idee che vengono di prima mattina...
Niente piacevoli, per lo schiavo.
Per niente piacevoli. Eppure neutre (quasi astratte, “teoriche”, da anamnesi, per nulla compiaciute.)
Nel campo delle energie “sottili”, o dei micro gesti quotidiani, del “fare mondi”, Creare realtà intervenendo sulle cose, influendo sulle cose, come nell’alchimia.
(Possono dei morsetti messi sui capezzoli dello schiavo il giovedì... influenzare gli orgasmi della Padrona, il mercoledì successivo? E possono anche SE la Padrona non c’era, il giovedì, nella Sua Stanza? Mutuando la farfalla, d’Amazzonia. Il “clima... e la sostanza del Piacere, le sensazioni tattili, le percezioni nervose delle sue piccole labbra, della sua vagina? Magari ad Harvard fra trent’anni scoprono che sì, come in VitaSegretaDellePiante. Che aumenta il piacere, della Padrona. Non solo in quantità ma anche... in qualità, il dolore dello schiavo... nella Sua Stanza. Anche quando Lei non c’è. Ne migliora l’atmosfera, profuma. Perché lo schiavo lo dona nel migliore dei modi. Non si ribella a questo (contrapponendosi), appartiene alla Signora.
E lo versa, intenzionalmente, per il Suo Piacere.
Forse è quello che incrementa questo, si travasa: si trasmuta. Alchimia.







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